19-10-2015
La compagna di Stéphane Charbonnier (Charb) non si dà pace e a quasi un anno di distanza ripropone le sue teorie che andrebbero oltre l’atto terroristico dei due fratelli Kouachi
A quasi un anno dall’attentato che ha decimato la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, riemergono alcuni particolari che sarebbero stati ignorati dagli inquirenti. Rivelazioni importanti o materiale utile ad alimentare futili teorie complottiste?
A ribadire l’esistenza di un piano molto più esteso e di mire che andrebbero oltre quelle di annientare l’intera redazione della rivista “anti-islam” Charlie Hebdo, è Valérie M.. La donna non sembra infatti essersi rassegnata al tragico destino del compagno che ha trovato la morte una mattina come tante per mano di due fanatici islamisti che hanno messo a tacere per sempre alcune delle penne fumanti della rivista più dissacrante e politicamente scorretta, oseremmo dire d’Europa. Valérie ha rilasciato l’ennesima intervista a Le Parisien nella quale allude, come già fatto in passato, a strani incontri e misteriosi rapporti che Charb aveva allacciato con dei ricchi uomini d’affari, a suo dire “mediorientali”, poco prima di essere ucciso. Il motivo degli incontri riguardava finanziamenti pari a 200mila euro per risollevare le casse del giornale ormai in rosso, cosa di cui erano al corrente anche i giornalisti che, interpellati da Le Parisien hanno confermato quanto detto da Valérie. In particolare il giornalista Patrick Pelloux afferma: “Mi aveva detto che mancavano effettivamente 200mila euro nelle casse. So anche che si dava da fare per trovare i soldi anche se era molto discreto su questo fatto. Mi ha detto che vedeva gente ricca, banchieri, uomini d’affari ma non ho saputo chi di preciso. In ogni caso una volta mi aveva detto ridendo che alcune di queste persone che incontrava non erano esattamente nello spirito del giornale, ma che non gli importava. Il punto era solo salvare Charlie”. Proprio alla base di queste dicerie emerse subito dopo l’attentato c’è la falsa notizia riportata dalla rivista olandese Quote che riguardava l’acquisizione da parte del ricco banchiere di origini ebraica, Philippe de Rothschild, del giornale satirico, pochi giorni prima dell’attentato. Altro non era che un’insinuazione alquanto infamante che il banchiere ha rispedito al mittente. I Rothschild infatti avevano acquistato sì un giornale, ma era la testata Libération dove in seguito i sopravvissuti di Charlie Hebdo furono accolti.
C’è anche chi rimane scettico di fronte a un finanziamento da parte di esterni, in quanto lo statuto di Charlie Hebdo impediva finanziamenti al giornale da persone che non facevano parte di esso, se non per le donazioni provenienti dai lettori. Altri particolari inquietanti ai quali la compagna di Charb ha fatto riferimento riguardano il giorno della morte del giornalista che al ritorno dal bar si era recato a casa alquanto turbato. La donna dice: “Mi ha raccontato di aver visto sotto il suo palazzo un’auto nera con i vetri oscurati, di marca Peugeot o Renault, non ricordo precisamente. Non era il tipo da turbarsi con un nonnulla, ma quella cosa lo aveva sconvolto, continuava a ripetere: “Che strana quella macchina”. Senza tralasciare il fatto che, tre giorni dopo l’attentato, dall’appartamento di Charbonnier furono rubati documenti e un computer. Mere congetture o reali indizi?
TAG: charlie hebdo, charb, charbonnier, valérie M.
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