《Ho cinquant'anni e ho sempre vissuto libero (…). Quando sarò morto voglio che questo si dica di me: “non ha fatto parte di alcuna scuola, di alcuna chiesa, di alcuna istituzione, di alcuna accademia e men che meno di alcun sistema. L’unica cosa a cui è appartenuto è stata la libertà”》. Queste erano le parole di Gustave Courbet che oggi - alla luce degli ultimi fatti che hanno coinvolto una delle opere più rappresentative del suo lavoro artistico, ma soprattutto del panorama realista francese - appaiono profetiche. L’artista non avrebbe mai immaginato che proprio la sua opera “L’origine del mondo” sarebbe stata soggetta a censura. Il quadro, infatti, è ancora una volta al centro dell’attenzione mediatica non per le sua potenza figurativa ma perché ritenuta poco idonea alla pubblicazione “sociale”, affibbiandole il tutt’altro che nobile aggettivo di “pornografica”.
Il caso è nato nel 2011, quando un professore parigino condivise sulla sua pagina Facebook un link di una mostra dell’artista che mostrava proprio la pietra dello scandalo, o per meglio dire, la tela dello scandalo. Il profilo del professore fu immediatamente bloccato dal social, tacciando l’uomo di aver pubblicato immagini pornografiche. Rivoltosi prima ai gestori del sito, non ricevendo risposta passò alle vie legali rivolgendosi a un tribunale francese per violazione della libertà di espressione. In un primo momento i legali del social opposero poiché solo un tribunale dello Stato della California sarebbe legittimato a trattare questioni legali riguardanti Facebook, fino a oggi almeno. Il tribunale parigino è stato infatti giudicato competente e inoltre dovrà giudicare la questione della “confusione tra opera d’arte e pornografia e la questione della libertà di espressione sui social”.
Tra le restrizioni che compaiono nel regolamento di Facebook si può leggere “…è permessa anche la pubblicazione di fotografie, di dipinti, sculture o altre forme d’arte che ritraggono figure nude” quindi il problema non si porrebbe. Forse l'unico problema sarebbe quello riguardante l’ignoranza dei gestori del noto social network, incapaci di riconoscere la differenza tra un’opera artistica e un’ immagine pornografica. Insomma, il nudo se pur contestualizzato, è ancora il più grande tabù dell’umanità. Nei secoli, abbiamo assistito a una censura spesso ingiustificata, di affreschi riguardanti anche rappresentazioni sacre considerate non consone all' ambiente in cui erano collocate. Oppure l'ultimo discusso episodio riguardante la censura delle Veneri in Campidoglio per la visita del leader iraniano Rohani. Anche questa volta staremo a vedere chi la spunterà e se la donna “generatrice del mondo” dovrà indossare le mutande.