01-03-2016
Scontri fra attivisti no-border, migranti e gendarmi
Focolai di rivolta infiammano l’Europa. Se il confine greco-macedone è stato teatro di scontro tra le autorità di polizia ed una popolazione di profughi impossibile a contenere, un altro pericoloso focolaio si sta dimostrando lo sgombero della “jungla” a Calais dove, secondo le stime della prefettura di Pas-de-Calais, vivono circa 3.500 profughi. Il nome la dice lunga sulle condizioni di vita e sulla sicurezza di questa località francese sul canale della Manica che rappresenta storicamente la via di accesso all’Inghilterra. Peraltro, essendo Calais il terminale in territorio francese del famoso tunnel sottomarino che sfocia a Dover, sono molti i profughi che si sono ammassati nella jungla nella speranza di attraversarlo clandestinamente a bordo delle migliaia di camion che transitano giornalmente.
Le operazioni di sgombero sono iniziate nella mattinata di ieri. Protetti da poliziotti in tenuta antisommossa, gli operai con l’impiego di ruspe hanno cominciato a demolire decine di baracche, provocando un clima di tensione fra i migranti per niente rassicurati dalle promesse del governo di Francois Hollande di ricoverare gli sfrattati in container riscaldati o in centri d'accoglienza. La tensione è accresciuta nel pomeriggio, quando si sono confrontati attivisti no-border, migranti e gendarmi, cinque dei quali sono rimasti feriti mentre sono quattro gli arresti operati.
Un portavoce di Medici senza frontiere, Samuel Hanson, ha rilasciato in proposito la seguente dichiarazione: "Possiamo confermare che questa mattina decine di poliziotti sono andati al campo e hanno cominciato a rimuovere parte dell'accampamento. Sappiamo che questo pomeriggio hanno lanciato gas lacrimogeni e che qualche violenza si è verificata nei confronti dei migranti”.
Preoccupazioni sono state espresse dal Governo italiano, circa la situazione nei vari focolai europei. Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri, e Angelino Alfano, titolare del Viminale, di fronte alle manifestazioni di disagio che si vanno espandendo a macchia di leopardo, chiedono una gestione comune della crisi da parte di tutti i Paesi. "L'Europa è sull'orlo del precipizio", ha ammonito Gentiloni in un'intervista al quotidiano tedesco Handelsblat, auspicando una risposta che “deve essere europea, non unilaterale".
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