03-05-2016
Le classifiche mondiali parlano chiaro: corruzione, mafia e scandali in Italia
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure». Reca l'articolo 21 della Costituzione italiana. Come ogni anno, anche oggi, 3 maggio, si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dall'Onu: 48 ore per l’informazione è il nome della serie di iniziative organizzate dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) insieme a UsigRai, Articolo 21, Reporters sans Frontieres Italia, Amnesty International Italia e Pressing NoBavaglio per celebrare l'evento.
Ma dove inizia e dove finisce nel nostro paese la libertà di stampa? Le classifiche mondiali parlano chiaro: i dati raccolti da Trasparency International, per quanto riguarda la corruzione percepita, posizionano l’Italia al 61° posto; nella classifica realizzata come ogni anno da Reporter senza frontiere siamo retrocessi dal 73° posto al 77° posto della classifica sulla libertà di stampa. Insomma, in un paese nel quale la corruzione e gli scandali sembrano farla da padrone, da Mafia Capitale, per non dimenticare le vicende ruotate intorno a Expo2015, lo scandalo Mose di Venezia e tra i più recenti quello che ha visto coinvolta la ministra Guidi, e così via discorrendo, la libertà di stampa sembra essere diventata a tutti gli effetti un miraggio lontano nel deserto. Questi dati sono numeri che fanno riflettere, soprattutto se davanti all'Italia, in queste classifiche mondiali, troviamo paesi che non posso propriamente definirsi democrazie, al contrario nostro.
Non dimentichiamo che la libertà di stampa è figlia dell’esigenza di un’informazione che non sia asservita ai poteri forti; un'informazione senza padroni che sia in grado di denunciare il malaffare e la corruzione. Violazioni avvengono ogni giorno nel mondo, attraverso atti di censura; ci sono giornalisti che vengono ancora aggrediti, arrestati se non perfino uccisi mentre svolgono il loro mestiere. Il processo Vatileaks2 contro Fittipaldi de L'Espresso e Nuzzi di Mediaset ne sono la prova tangibile. A tal proposito, in Italia i redattori in maggiore difficoltà sono quelli che fanno inchieste su corruzione e crimine organizzato, da sempre tallone d'Achille del nostro paese. Scrive Reporter senza Frontiere: «Il livello di violenza contro i giornalisti è allarmante». E ancora: «fra 30 e 50 giornalisti sono sotto protezione per minacce».
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