22-05-2016
Sempre a Mosul, bambina di dodici anni viene bruciata viva
Quando si parla di Isis non c’è fine all’orrore. Crudeli esecuzioni e feroci rappresaglie sono all’ordine del giorno nei territori occupati dallo Stato islamico in una escalation di atrocità che sembra non conoscere limiti. Così alle fosse comuni trovate in Iran e in Libia, alle decapitazioni, alle crocifissioni e alle morti per annegamento si aggiunge un altro metodo di esecuzione che fa gelare il sangue nelle vene solo al pensiero: lo scioglimento di uomini vivi nell’acido nitrico. È accaduto mercoledì scorso a Mosul, roccaforte dell’Isis in Iran. Secondo quanto riportato dalla testata locale IraqiNews, venticinque prigionieri accusati di spionaggio e di collaborazione col governo iracheno centrale sono stati legati a una corda e uno per volta, ancora vivi, sono stati calati in una grossa vasca colma di acido nitrico, all’interno della quale sono rimasti fino a quando i loro organi non si sono completamente disciolti.
I jihadisti hanno spiegato che questo nuovo metodo di esecuzione, naturalmente svolto in pubblica piazza, servirà da lezione a tutti gli abitanti della città e, da prassi consolidata, promettono che ne diffonderanno presto il video. Altre immagini raccapriccianti, dunque, andranno ad “arricchire” la già lunga galleria degli orrori. L’ultimo video diffuso riguarda un’esecuzione avvenuta a fine aprile. Sette civili, accusati sempre di spionaggio, sono stati rinchiusi in una gabbia metallica e calati in una piscina dove sono morti annegati. Per quanto riguarda l’acido nitrico, invece, i media locali riferiscono che è già impiegato da tempo e con frequenza per torturare i prigionieri, per far sparire i corpi dei corpi dei nemici del Califfato e per punire coloro che “trasgrediscono” le regole. Circa un anno fa, sempre a Mosul, quindici donne ritenute colpevoli di non indossare il velo in maniera “adeguata” furono sfregiate sul volto con l’acido dalla polizia dell’Isis. Alle donne sorprese ad allattare per strada invece l’acido verrebbe buttato sul seno.
Sempre a Mosul si sarebbe consumato nei giorni scorsi un altro ennesimo atto di inaudita violenza. Una bambina di dodici anni è stata arsa viva dai jihadisti perché la madre, di religione cristiana, aveva ritardato di pochi istanti il pagamento della tassa di sottomissione richiesta alle minoranze religiose, come appunto i cristiani o gli sciiti, nei territori occupati dal Daesh. La vicenda, riportata dal Telegraph è stata raccontata da Jacqueline Isaac, vicepresidente dell’associazione per i diritti umani Road of Success, durante una conferenza tenutasi a New York sulle persecuzioni contro i cristiani. Quando i jihadisti si sono presentati nell’abitazione delle due donne per riscuotere la tassa, ha raccontato la Isaac, la madre ha chiesto di attendere qualche minuto, giusto il tempo che la figlia uscisse dal bagno dove stava facendo la doccia. Ma i miliziani non le hanno concesso neanche un istante e hanno dato fuoco all’abitazione cominciando proprio dal bagno. Nonostante la madre fosse riuscita a tirarla fuori, la ragazza è spirata poco dopo in ospedale per le ustioni riportate su tutto il corpo. Secondo quanto riferito dalla Isaac, l’ultima parola rivolta dalla ragazza alla madre è stata: "Perdonali".
TAG: mosul, isis, acido nitrico, iran
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