25-05-2016
Al nuovo leader i talebani chiedono di ricucire lo strappo interno provocato dalla nomina di Mansour
I talebani hanno nominato il nuovo leader. Si tratta del Mawlavi Haibatullah Akhundzada, eletto all’unanimità dalla Shura, dopo l'uccisione del predecessore Akhtar Mansour, avvenuta a opera di un drone Usa lo scorso sabato. A darne notizia i talebani stessi attraverso un comunicato pubblicato sul loro sito."Akhundzada è stato eletto al termine di un accordo unanime della Shura e tutti i membri gli hanno giurato fedeltà", riporta la dichiarazione. Nel comunicato vi è, inoltre, conferma della morte di Mullah Mansour che sarebbe avvenuta nella provincia pachistana di Baluchistan.
Originario della provincia afghana di Kandahar, già capo della giustizia talebana, il Mawlavi Hebatullah è noto soprattutto per la sua attività religiosa. Era già vice di Mansour assieme a Sirajuddin Haqqani, figlio di Jalaluddin, potente signore della guerra ucciso nel 2014, e comandante di un’organizzazione che negli ultimi anni si è resa protagonista di molteplici attacchi dinamitardi a Kabul. Hebatullah, invece, ricopriva il ruolo di responsabile della emissioni delle fatwa (editti religiosi), necessarie a giustificare le azioni dei talebani. Come vice del nuovo leader la Shura ha riconfermato Sirajuddin Haqqani e nominato, inoltre, Mullah Yaqoub. Quest’ultimo, figlio di Mullah Omar, non aveva mai riconosciuto la legittimità della nomina di Mansour.
Haibatullah Akhundzada è considerata la figura in grado di ricucire il profondo solco scavata dalla contestatissima nomina di Mansour, che aveva provocato un esodo dei talebani tra le file dell’Isis. Punti di domanda restano sulle linee che il nuovo leader intenderà seguire a proposito dei negoziati di pace. Per Rahimullah Yousafzai, esperto di Shura, Akhundzad, come il suo predecessore, non tratterà con il governo afghano. Altri analisti sostengono, invece, che essendo un esponente religioso: "anche se fosse a favore delle trattative è improbabile che intavolerà negoziati senza il placet della Shura" e questa vi si oppone fermamente. Senza contare che una qualsiasi forma di dialogo verrebbe recepita come sintomo di debolezza e, secondo l’analista Amir Rana, provocherebbe un ulteriore esodo verso le file dell’Isis.
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