07-06-2016
Passo avanti nella lotta alla patologia, grazie a uno studio sui ‘geni della magrezza’
Un team di ricercatori delle Università di Edimburgo e Lubiana ha conseguito un nuovo e interessante risultato nell’ambito della lotta al diabete di tipo 2. Già anni fa si era parlato dell’esistenza di un gruppo di geni responsabili della magrezza, circa 28, in grado di formare un vero e proprio “scudo antigrasso”. Gli scienziati delle università sopra citate ritengono che la chiave per combattere il diabete di tipo 2 risieda proprio in questi geni. Chi ha la fortuna di averli nel proprio Dna, possiede alti livelli di una proteina chiamata “Tst”, la quale impedisce l’accumulo eccessivo di grasso, favorendone lo smaltimento. Essa se stimolata con un apposito farmaco, diminuisce la gravità del diabete in chi ne è affetto.
Lo studio, pubblicato su Nature Medicine, è stato fino a ora condotto solo sui roditori, ma si è rivelato funzionale. Monitorando per anni topi esili, obesi e diabetici, per via di un’alimentazione mirata, si è notato come il tessuto grasso degli animali più magri possedesse alti livelli della proteina Tst. I ricercatori, somministrando ai topi obesi un medicinale in grado di attivare tale proteina, hanno visto che nonostante il loro peso corporeo non fosse diminuito, si era ridotta la gravità del diabete. Una svolta, dunque, nel trattamento della patologia.
Il diabete di tipo 2 o diabete mellitico è la forma più comune di diabete ed è tipico dell’età matura. Esso è caratterizzato o da una carenza di secrezione di insulina, ormone che controlla i livelli di zucchero nel sangue, oppure da un’insulino-resistenza, cioè dal malfunzionamento dell’ormone stesso. In entrambi i casi si sviluppa nel paziente un’iperglicemia, ovvero un aumento eccessivo del glucosio nel sangue. Le cause principali del diabete di tipo 2 sono l’ereditarietà e l’obesità. In un soggetto obeso infatti, i quantitativi di insulina prodotti non bastano a soddisfare l’organismo, proprio per via della mole corporea.
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