«Subito dopo i fuochi d’artificio, è sbucato dal nulla questo camion. Una persona guidava e una sparava, gli spari sono durati a lungo. Siamo isolati e chiusi dentro l’hotel». A parlare è Eduardo Accardo, 50 anni, professore di musica in vacanza a Nizza con la moglie. Scatta qualche foto, Eduardo, dalla terrazza del suo hotel vista lungomare, quello stesso lungomare teatro della strage che ha piegato Nizza la sera del 14 luglio, giornata di festa nazionale per la Francia. Attimi di terrore, pregni di concitazione e incredulità iniziati con un camion che si abbatte sulla folla inerme e intenta a seguire i festeggiamenti, lungo la Promenade des Anglais, che miete le prime vittime per poi continuare la sua corsa mentre qualcuno, a bordo, spara colpi all’impazzata dando seguito alla mattanza. 

«Abbiamo udito gli spari, che sono durati a lungo, poi le urla. Ci hanno chiusi nelle stanze e da qui non ci hanno fatti uscire per almeno un’ora». Il racconto di Eduardo prosegue e si ripete con quelle poche parole che ha a disposizione per descrivere la scena dalla sua camera d'albergo, si lega e s’intreccia con le raccomandazioni della prefettura, che ordina agli abitanti di barricarsi in casa e a quanti si trovino nei pressi del luogo della strage di mettersi al riparo il più lontano possibile. 

«L’Europa è stata colpita in modo orribile» tuona il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che segue gli sviluppi della situazioni al seguito dell’unità di crisi, al lavoro per valutare la presenza di vittime italiane. Perentoria l’attivazione del numero di emergenza, +39063622, mentre Facebook attiva il safety check per rassicurare parenti e amici di quanti erano presenti sul posto, fornendo notizie.