15-07-2016
Si torna a parlare di misure di prevenzione in tema di antiterrorismo: la tragedia si poteva evitare?
Dagli attentati di Charlie Hebdo la scia di sangue non si è più fermata: la jihad è entrata in Europa, e lo ha fatto prepotentemente. La Francia, culla dell’uguaglianza, della fratellanza e della libertà, il paese in cui è nato il concetto di cittadinanza, figlio di quella rivoluzione che ha segnato la nascita della democrazia francese, da quell’annus horribilis, il 7 gennaio 2015, non ha più dormito sogni tranquilli. Se c’è una chiave di lettura per la strage di Nizza, ennesima di una lunga lista nera che la Francia sta collezionando, questa, forse, andrebbe cercata anche nel lavoro di controlli che il paese oltrefrontiera sta facendo. La domanda che ritorna altisonante è sempre la stessa: la tragedia poteva essere evitata?
Difficile a dirsi. Forse sì, se la città fosse stata militarizzata e armata in anticipo, ma è con questa politica che cresceranno piccoli Donald Trump europei che invocheranno il porto d’armi. La verità è che per guidare un camion a zig e zag contro una folla non servono armi e kalashnikov, e non c’è intelligence che possa seguire alcuna pista, né quella di esplosivi e né di covi nascosti. Bastano un camion e una persona. Quello che probabilmente è veramente mancato a Nizza, è come al cambiamento di strategia del Califfato non sia corrisposto un ripensamento di strategia dell’intelligence francese: serve studiare, analizzare il nemico in maniera totalmente diversa da come lo si è fatto fino adesso. I bersagli sono luoghi casuali, ordinari, quotidiani e imprevedibili, dal Bataclan alla Promenade des Anglais (unica eccezione Lo Stade de France dove per quanto le misure di sicurezza fossero alte per la presenza del Presidente Hollande, si sono comunque rivelate sempre inefficaci). La freddezza con cui il criminale attentatore ha guidato il camion sulla folla, uccidendo 84 persone, tra cui bambini, lascia intuire come sicuramente si trattasse di un militante ben addestrato. Dunque, esiste una formula per mettersi al riparo?
Lasciando da parte i continui allarmi, spesso ai confini dell’isteria di massa, dovremmo considerare come certe misure contro il terrorismo rischino di essere controproducenti e di sviluppare effetti collaterali. Quando si parla di efficacia delle misure di prevenzione in tema di antiterrorismo l’unico parametro efficace è l’assenza di attentati e la fortuna in questo caso non centra nulla. Quello che servirà in Francia come anche in molti altri Paesi europei è un lungo, lento lavoro culturale, sociale e la capacità di ascoltare.
TAG: strage nizza, promenade des anglais, terrorismo, attentati francia, intelligence francese, antiterrorismo
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