19-10-2016
Il vicepresidente e il presidente di Mediaset sono stati assolti da ogni accusa
Il caso Mediatrade si chiude con un happy ending. Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, accusati di frode fiscale su presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv da parte del gruppo Mediaset, filone Mediatrade, sono stati definitivamente assolti da ogni accusa in Cassazione. La Seconda sezione penale della Suprema Corte ha annullato senza rinvio le condanne perché il fatto non costituisce reato.
L'udienza si è svolta in mattinata e la decisione si è appresa in serata. Mediaset, in una nota, esprime soddisfazione per la decisione della Corte di Cassazione che "ristabilisce la verità annullando la sentenza di Appello del processo Mediatrade, sentenza che aveva ribaltato il verdetto di Primo grado del tribunale di Milano". L’azienda ricorda "che in primo grado Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi erano stati assolti da tutte le accuse con una sentenza che era stata emessa al termine di un lungo e approfondito dibattimento durato più di tre anni: con la decisione di oggi - conclude Mediaset - la sentenza originaria viene di fatto confermata dalla Corte di Cassazione".
A tal proposito si ricorda che la pubblica accusa aveva chiesto, nell’ambito del processo Mediatrade - nel quale Silvio Berlusconi ha scontato 10 mesi e mezzo in affidamento in prova ai servizi sociali-, 3 anni e 2 mesi di reclusione per Pier Silvio Berlusconi e per Fedele Confalonieri. Con il verdetto della seconda sezione penale si mette la parola fine a un processo che ha avuto dell’incredibile. La sentenza in primo grado, oltre ad aver assolto i sei imputati (il produttore statunitense Frank Agrama, gli ex manager Gabrielle Ballabio, Daniele Lorenzano e Giovanni Stabilini e le due cittadine di Hong Kong, Paddy Chan Mei-You e Catherine Hsu May-Chunche), aveva assolto anche il vicepresidente e il presidente di Mediaset, ma la sentenza era stata ribaltata in secondo grado, con la condanna di Confalonieri e di Berlusconi jr. D'altronde non c’è da stupirsi: questa è l’Italia, quella delle toghe rosse, della magistratura e dei processi lunghi, un repertorio che è caro alla famiglia Berlusconi.
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