08-11-2016
Intanto il Governo francese inizia a risarcire le prime vittime degli attentati
Si chiama Oussama Atar, nome di battaglia Abou Ahmad, e sarebbe il mostro, la mente diabolica che ideò e coordinò gli attentati di Parigi e di Bruxelles. A darne notizia oggi, in prima pagina, è stato il quotidiano francese Le Monde che rivela come gli inquirenti abbiano ormai pochi dubbi sul fatto che il trentaduenne jihadista belga, di origini marocchine, abbia coordinato e finanziato dalla Siria le cellule autrici delle sanguinose stragi.
Cugino dei fratelli El-Bakraoui, i due kamikaze che si sono fatti esplodere all’aeroporto di Bruxelles, da diversi anni è noto alle forze dell’antiterrorismo. Incarcerato in Iraq nel 2005 e poi liberato nel 2012, Abou Ahmad si era arruolato tra le fila dello Stato Islamico diventandone un fervido sostenitore. Il suo nome era già stato fatto durante un interrogatorio condotto in Austria il 10 dicembre dall’algerino Adel Haddadi e dal pachistano Mohamed Usman. I due erano sbarcati nell’ottobre 2015 sull'isola greca di Leros assieme ai due kamikaze iracheni che successivamente si fecero esplodere allo Stade de France. Durante l’interrogatorio i due uomini avevano confessato che il loro obiettivo era, appunto, compiere attentati a Parigi e che a organizzare tutto era stato Abou Ahmad dalla Siria. Successivamente il suo nome era uscito fuori anche nell'inchiesta sugli attentati di Bruxelles. Gli inquirenti lo avevano ritrovato in alcune conversazioni recuperate da un computer ritrovato in un secchio della spazzatura vicino a uno dei covi utilizzati dai jihadisti.
Intanto, a circa un anno di distanza dagli attentati di Parigi, il governo francese ha cominciato a risarcire le vittime. Secondo Juliette Mèadel, segretario di stato francese addetto all’assistenza alle vittime, sono 2800 le richieste di indennizzo presentate al Fondo di garanzia per le vittime di atti terroristici e di altri reati (FGTI): «il 90 per cento ha ricevuto una prima rata e 280 sono già stati saldati». La Mèadel ha anche aggiunto che sono 20 le persone ancora ricoverate negli ospedali mentre circa 600 sono seguite per seri problemi psicologici che potrebbero produrre gravi conseguenze con la salute.
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