01-12-2016
Nuove sulle indagini nel parco di Caivano. Depone il medico nominato consulente tecnico
L’inferno si trova dietro le mura dell’isolato 3, nel parco verde di Caivano (Napoli). Un palazzo di otto piani poggiato su colonne di cemento dove di umano non è rimasto più nulla. Ma il palazzo di Caivano non è un inferno qualunque. Con porte di ferro stile carcere e muri scrostati in infernali gironi danteschi, il parco verde è il peggiore degli “inferni”. Dentro queste mura si sono consumate storie di abusi sessuali su minori, di infanzie violate nello spirito prima ancora che nel fisico, di vite distrutte prima ancora di sbocciare. Il tutto coperto da una rete di connivenze, complicità e omertà. È nel palazzo degli orrori che la piccola Fortuna Loffredo, all’età di sei anni, ha trovato la morte, violentata e gettata dall’ottavo piano dell’edificio nel giugno del 2014. Ma gli ultimi aggiornamenti sul caso rivelano un dettaglio agghiacciante: Fortuna è stata lanciata viva e cosciente dalla palazzina.
È Nicola Balzano, medico chirurgo nominato consulente tecnico dai pm della Procura di Napoli, testimone al processo davanti alla quinta sezione della Corte d’Assise, che descrive gli ultimi attimi di vita di Fortuna Loffredo. La piccola è precipitata di schiena da un’altezza di oltre dieci metri. La morte pertanto è sopraggiunta a causa delle lesioni agli organi interni e alle fratture causate dall'impatto al suolo; motivo per il quale sul luogo dell’impatto non sono stati trovati sangue e tracce organiche. Si ricorda che per l’omicidio di Fortuna Loffredo sono indagati Raimondo Caputo, il 44enne accusato di averla violentata e lanciata nel vuoto, e la compagna Marianna Fabozzi, sotto processo per favoreggiamento. Caputo, in realtà, è accusato di aver violentato più volte la piccola Fortuna e tutte le figlie della compagna.
Ma nel palazzo di Caivano sono tutti amici e tutti nemici. Nessuno, tra le decine di famiglie, ha mai parlato. Una storia che si è ripetuta troppe volte, da quella della piccola Loffredo e prima di lei di Antonio Giglio, il bambino di tre morto nelle medesime circostanze un anno prima di Fortuna; l’ennesimo tassello di un unico mosaico degli orrori. Ma le indagini non sono affatto chiuse. Ne tantomeno verranno dimenticate.
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