Infallibile, sicura e impenetrabile. WhatsApp, l’app di messaggistica istantanea divenuta in breve tempo strumento privilegiato di comunicazione tanto da vantare oltre un miliardo di utenti, potrebbe non essere in realtà una fortezza inespugnabile. L’allarme, rimbalzato e diffuso ad ampio raggio dal Guardian, arriva da un ricercatore dell’università della California che ha individuato una “backdoor” di sicurezza (una sorta di canale d’accesso privilegiato alle chat) che permetterebbe a terzi – compreso lo staff di Facebook, proprietario dell’app dal 2014 – di decifrare i messaggi nonostante siano criptati. 

La falla nel sistema di sicurezza scoperta dal ricercatore va ad intaccare l’immagine di app blindata cucita addosso a WhatsApp. Nell’ottobre 2016, infatti, Amnesty International aveva stilato una classifica delle applicazioni di messaggistica istantanea, approvando a pieni voti WhatsApp che si era guadagnata i primi posti grazie all’introduzioni della crittografia end-to-end, baluardo dell’indecifrabilità delle conversazioni da parte di terzi rispetto agli interlocutori delle stesse. Tobias Boelter, il ricercatore responsabile della scoperta, spiega al Guardian che la fallibilità del sistema risiede nel modo in cui è stato concepito il protocollo di crittografia end-to-end. Immediata la denuncia di promotori e attivisti della privacy, che indicano la falla come “una enorme minaccia alla libertà di parola”. La backdoor, infatti, potrebbe permettere alle agenzie governative di spiare le conversazioni di quanti continuano a credere che WhatsApp sia un’isola felicemente sicura.