28-03-2017
Poletti a Bologna: ‘Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. Lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum’
I social network sono una macchina inarrestabile, si sa, l’effetto a catena ingenerato da una notizia si ingigantisce sino a fagocitare completamente il bandolo della matassa. Mettiamo il caso che il bandolo perso di vista sia il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (o meglio, le sue affermazioni) e che i fili ingarbugliati siano i social. È vero, il ministro - reo di «cervelli in fuga? Alcuni è meglio non averli tra i piedi» - non gode di molta simpatia, ma se l’ultimo episodio che lo vede protagonista fosse in realtà una bomba assemblata ad arte per colpire un Poletti senza peccato (stavolta)?
Nella giornata di lunedì 27 marzo, il ministro Poletti ha incontrato gli studenti dell’istituto Manfredi Tanari di Bologna. In un’ora e mezza di colloquio, il ministro ha risposto alle domande degli studenti sull’alternanza scuola-lavoro (la riforma Buona Scuola approvata durante il governo Renzi), riservando parole incoraggianti nei confronti di una realtà, come quella di Bologna, «con una grande presenza di imprese». Ad un certo punto, la frase incriminata, benzina per la macchina delle polemiche: «Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum».
Cosa intendeva Giuliano Poletti? Che i curricula sono inutili? Che «è meglio giocare a calcetto che mandare curriculum», come ha sottolineato il leghista Matteo Salvini, sulla scia di molti utenti social? Oppure che tutte le polemiche sono ormai inutili perché Poletti «è da cartellino rosso», come suggerito dal M5S? Il bandolo nascosto in realtà è molto più semplice da trovare, la soluzione può essere tranquillamente affidata alle parole dello stesso, maldestro Poletti che in serata ha chiarito: «Non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola». Il “calcetto” è metafora, insomma, di quelle relazioni sociali importanti per creare “un rapporto di fiducia” dentro “un rapporto di lavoro”.Una spiegazione semplice, nuda e cruda, ma che nella travisata versione originale ha fornito un assist imperdibile ai detrattori del ministro.
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