23-01-2016
Le ragazze, tra i 15 e 17 anni, adescavano i clienti sui social network: gli incontri avvenivano anche nei bagni di scuola
Brescia. Cinque studentesse di un istituto superiore, di età compresa tra i 15 e i 17 anni, si prostituivano per pochi euro. Dopo l'inchiesta sul giro di prostituzione minorile che ha portato all'arresto di un untore sieropositivo, che infettava le sue vittime per vendetta, un nuovo caso sconcertante scuote il nord Italia. A scoprire il giro di baby squillo è stata la polizia provinciale di Brescia. Le ragazze, minorenni, vendevano il loro corpo nel tempo libero, per i pochi soldi necessari a pagare qualche cena con gli amici o una ricarica telefonica. Una storia degradante, venuta alla scoperto dopo mesi e mesi di indagini: nella primavera 2015, una madre allarmata dai comportamenti inusuali della figlia e dal suo scarso andamento scolastico, ha segnalato il caso alle forze dell'ordine. La ragazzina, infatti, rincasava tardi la sera e molto spesso accompagnata da uomini adulti, tra i quali addirittura un 70enne.
Fabio Peluso, il commissario che ha coordinato le indagini della polizia provinciale ha dichiarato: “Attraverso accertamenti abbiamo scoperto che la ragazzina si prostituiva e che come lei altre sue amiche e coetanee”. Cinque, infatti, le ragazze coinvolte, alcune italiane e alcune straniere, tutte compagne di classe. Le adolescenti si prostituivano nei parcheggi dei centri commerciali di Brescia e provincia e nei bagni di scuola. Ai clienti e ai loro compagni chiedevano cifre dai 10 ai 50 euro, a seconda della “prestazione sessuale”. Una delle giovani ha ammesso i fatti, ed attraverso le sue parole è stato possibile ricostruire tutte le mosse delle baby squillo. Una confessione disinibita e senza mezza termini: “Se magari volevo un paio di jeans nuovi mi proponevo al primo che mi metteva gli occhi addosso. Ero sempre pronta a un rapporto sessuale”. Le altre quattro invece hanno negato ogni coinvolgimento. Secondo quanto ricostruito gli incontri avvenivano anche all'interno delle mura scolastiche. Il preside dell'istituto era stato costretto a chiudere i bagni dove gli studenti consumavano i rapporti sessuali.
Gli inquirenti hanno stabilito che le minorenni adescavano i clienti anche attraverso i social network: il giro di prostituzione minorile era inizialmente gestito da un 30enne bresciano, che sotto falso nome contattava i potenziali clienti online. Solo in un secondo momento le giovani avrebbero iniziato a fissare gli appuntamenti da sole, servendosi di profili falsi creati ad hoc. Coinvolto nella sconcertante vicenda anche un uomo di 45 anni, ora indagato per sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale e immissione di farmaci in commercio senza la prescritta autorizzazione medica. Nel suo appartamento sono stati ritrovati scatoloni di profilattici, materiale pornografico e pasticche di ogni tipo, in particolare viagra. L'uomo, che vendeva l'inusuale materiale al di fuori delle discoteche, in una sorta di kit, avrebbe anche convinto le giovani ad adescare uomini facoltosi, di una certa età, selezionati in base al valore della loro automobile. Le baby squillo operavano in tutto il nord Italia, il giro infatti era arrivato fino a Bergamo, Mantova, Torino e Milano.
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