28-06-2016
Renzi ottiene attenzione, Farage fa boccacce, tedeschi non contenti
Il Parlamento europeo, negli ultimi giorni, somiglia sempre più ad un’aula di un istituto superiore durante l’ora del “collettivo”, usata dalla classe per discutere delle problematiche e delle conseguenti soluzioni proposte riguardanti la vita scolastica. La Brexit ha avuto effetti pesanti sull’aula, oggi teatro di battibecchi e litigi. Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, e Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, hanno ribadito il loro rispetto, invitando l’intera riunione plenaria a fare lo stesso, verso la decisione presa dalla maggioranza dei cittadini del Regno Unito. Schulz ha inaugurato la seduta con un tributo personale a Jonathan Hill, commissario per la stabilità finanziaria, il quale ha rassegnato le proprie dimissioni a seguito del risultato del referendum.
D’altro avviso è Nigel Farage, “Mr Brexit”, leader della campagna per il “Leave”, eurodeputato capo del partito euroscettico Ukip, che oggi non ha risparmiato l’Europarlamento dal proprio intervento. Premettendo che non presenterà dimissioni sino a quando saranno finiti i lavori per l’uscita dall’Europa, egli ha disegnato il quadro di una rivincita, anche personale, raggiunta dopo essere stato denigrato verbalmente quando annunciò che avrebbe portato il Regno Unito fuori dall’Europa, aggiungendo che «non sarà l’ultimo paese a lasciare l’Europa» e schernendo Juncker con un applauso durante l’intervento di quest’ultimo. «È l’ultima volta che applaudi qui», ha replicato il presidente della Commissione. Insomma, mancavano le pernacchie.
«E ora che faccio? Dopotutto avevo detto alla classe che mi sarei offerto volontario per l’interrogazione, ma ora non mi va! O meglio, finché si tratta delle domande sul mercato unico io ci sto. Diamine, se ci sto! Ma l’immigrazione e la tutela dei confini? Nah, non mi va tanto a genio il discorso. Solo che ho fatto votare i miei cittadini e la maggioranza di essi ha scelto di non far parte dell’Unione Europea. Quindi, che si fa? Aspettiamo». Il Regno Unito tergiversa, prende tempo. «Ci vuole più solidarietà e solidità! Europa unita!» Una vocetta grida dalle prime file. Lì al primo banco, nella fila centrale, ci sono sempre stati Angela e François, ora ci si è infilato Matteo, quel ragazzetto italiano che ora inneggia all’Europa più sociale e meno bancaria.
Matteo Renzi è lì, ha spostato una sedia e si è infilato tra i leader di Germania e Francia. Stamattina ha incontrato Schulz, poi si affianca ai ragazzi più grandi. La matricola, oggi, ha fatto ricreazione in cortile con i ragazzi dell’ultimo anno e torna in classe tronfio e con un sorrisetto stampato in volto. Dal leggio, la battuta sulla partita Italia-Spagna è l’apertura, poi il discorso verte più sulla necessità di sbrigarsi, non c’è da perder tempo. Tira quasi fuori le unghie nel citare il surplus di alcuni paesi rispetto al deficit di altri. Merkel trema, Renzi sorride, sicuramente la cancelliera tedesca avrà sempre un simpatico (?) ricordo degli italiani.
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