Ha recitato in pellicole che resteranno nella storia del cinema. Ora la grave perdita. E questa volta non è uno scherzo
Tra le protagoniste del cinema italiano degli anni sessanta. E’ stata la musa di un grande come Federico Fellini e ha amato, a suo dire, uomini molto importanti. Ora per Sandra Milo è il momento del dolore.
Con la partecipazione a film come “Il generale Della Rovere”, “Adua e le compagne”, “Fantasmi a Roma”, “Giulietta degli spiriti” e, soprattutto, “8½”, premiato con l’Oscar, è una delle attrici di maggiore successo. Pellicole che resteranno, per sempre, nella storia del cinema. Non solo italiano, ma mondiale. Una vita intensa, quella di Sandra Milo, sposatasi per la prima volta addirittura a 15 anni. Insomma, una personalità capace di dare scandalo, soprattutto per quei tempi.
Sandra Milo è entrata nella storia della televisione italiana anche per un crudele scherzo telefonico messo in pratica ai suoi danni: l’8 gennaio 1990, durante la trasmissione pomeridiana “L’amore è una cosa meravigliosa” che condusse su Rai 2 nella stagione 1989-90: una telefonata anonima di una voce femminile in diretta informò la presentatrice che suo figlio Ciro era ricoverato in ospedale in gravi condizioni in seguito a un incidente stradale. La Milo non riuscì a trattenere le lacrime e scappò disperata dallo studio. La notizia dell’incidente era falsa, ma le urla della sconvolta conduttrice vennero riprese da trasmissioni come “Blob”, “Striscia la notizia” e “Target”.
Un cult le sue urla “Ciro, Ciro, Ciro!”. L’autrice della telefonata non fu mai individuata, ma fu individuato il telefono da dove era stata fatta, che si trovava all’interno degli uffici Alemagna di Via del Corso a Roma.
Il lutto che ha colpito Sandra Milo
La notizia è arrivata improvvisamente, all’età di 89 anni. Un grave lutto ha colpito la celebre attrice e personaggio televisivo. Ed è straziante il messaggio che l’attrice gli ha dedicato su Instagram: “Te ne sei andato così, all’improvviso, senza darci neppure il tempo di abituarci all’idea di perderti – semmai si possa esser sufficientemente preparati a lasciar andare chi si ama – e ogni tentativo di salvarti la vita è stato vano. Il tuo cuoricino non ha retto… Ora la casa sembrerà più vuota senza la tua presenza” scrive.
L’attrice è distrutta e pubblica la foto di un bellissimo micio nero, venuto a mancare improvvisamente: “Ora non ti vedremo più far su e giù nel corridoio correndo come un forsennato, non starai più di vedetta sul balcone che dà sulla strada per aspettare l’arrivo dell’auto di Azzurra facendoti trovare davanti alla porta d’ingresso per accoglierla, ora non dormirai più sul guanciale con la tua testa sulla sua spalla, non ci sveglierai più alle quattro del mattino coi tuoi miagolii per reclamare il cibo.
Tanti i ricordi si Sandra Milo: “Non ci costringerai più a lasciare porte e finestre aperte anche in pieno inverno per entrare e uscire di casa a tuo piacimento, non lascerai i tuoi peli dappertutto, non ti metterai a pancia in su per esser spazzolato, non ci leccherai il viso, non ti acciambellerai sul pouf fra i nostri piedi per guardare la tv insieme a noi, non ti lancerai contro lo schermo della tv alla vista degli uccelli nei documentari, non reclamerai più le nostre carezze”.
Sandra Milo parla proprio come se il bellissimo micio fosse un essere umano. E, del resto, solo chi ha o ha avuto un animale domestico può capirlo: “Questo tempo è finito, questo tempo non ci è più concesso e sembra impossibile da credere che domattina al risveglio non aspetterai buono buono di vedere la tua ciotola riempita di cibo. Ora Chicco ti arrampicherai libero sopra gli alberi a inseguire gli uccellini, correrai dietro alle lucertole, ti nasconderai dietro i cespugli come quando eri felice nella nostra casa fuori dal centro, ora farai di nuovo tutte quelle cose che ti piacevano tanto e che in appartamento non ti erano più concesse. Ora puoi andare leggero dovunque vuoi, senza più barriere, senza più muri, senza più porte chiuse – come le detestavi – a bloccarti il passaggio. Sii felice anche senza di noi”. Non possiamo che unirci al dolore.
