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Ha undici figli e vive per strada, la situazione degenera: residenti sconvolti

Published by
Alfredo Iannaccone

Vivere praticamente per strada, con 11 figli a carico, nel pieno degrado, favorendo illegalità e malcostume. Accade in una città come Roma, la Capitale, intorno alla quale si fanno sempre più fitte le nubi nere relative alla delicata gestione dei gruppi rom.

Sono quelli che da decenni rappresentano quella “sottile linea di confine” oltre la quale si aprono scenari poco rassicuranti. L’allarme non è comunque assolutamente legato, lo dicono i residenti, alla differente etnia e alle diverse abitudini.

Ecco il camper della famiglia rom con 11 figli nel parcheggio del Villaggio Olimpico (pontilenews.it)

E’ il pensiero comune della maggior parte di quei romani che non vuole e non può dare adito ad atteggiamenti di intolleranza. Ma siamo di fronte, raccontano preoccupati i residenti che vivono nelle zone limitrofe al Villaggio Olimpico, ad una vera e propria “Camperopoli”.

11 tra bambini e adolescenti, “ammassati” in un piccolo camper, tra condizioni igieniche che definire precarie è un eufemismo, ma soprattutto dove il rispetto dell’obbligo scolastico è lontano anni luce.

Molte delle denunce arrivate nelle ultime settimane alle forze dell’ordine e anche agli assistenti sociali del locale Municipio, riguardano, infatti, proprio la preoccupante situazione legata all’evasione scolastica di questi bambini rom. Non solo non si integrano nella comunità capitolina, e questo ci piaccia o meno ammetterlo accade da decenni, ma soprattutto non hanno alcuna istruzione, non frequentano la scuola dell’obbligo e vengono messi per strada, finendo gioco forza per fomentare la pericolosa illegalità minorile di Roma.

Parcheggio Villaggio Olimpico, Roma: ecco la camperopoli

Nel denunciare la drammatica situazione relativa a questi 11 bambini, la cui sorte e le cui condizioni di salute devono essere il fattore più preoccupante, i cittadini del quartiere raccontano alla stampa che nel parcheggio del Villaggio Olimpico, quello di via Austria, da anni si alternano camper diroccati di 4 o 5 famiglie rom. Usano a proprio piacimento lo spazio disponibile in una delle zone che dovrebbe rappresentare l’immagine sportiva di Roma, e che invece diventa simbolo di degrado e di una esistenza condotta ai margini, come se ci fossero due “Rome diverse”, forse anche tre.

Non hanno acqua potabile, naturalmente, e si abbeverano alle fontane cittadine, spesso si riuniscono in gruppetti e chiedono soldi agli anziani. A volte lo fanno con una certa insistenza e con una aggressività (di fronte ai dinieghi) che spaventa i romani. Nel camper in questione, secondo i bene informati, ci vivono in questo momento un padre nomade, una madre – che secondo alcuni sarebbe nuovamente incinta – e ben 11 figli.

Spesso, li raggiungono altre famiglie, si riuniscono nella zona, conducono una vita assestante, e non è una novità veder litigare gli adulti e i capi famiglia con i commercianti della zona, che naturalmente sono preoccupati che fenomeni come accattonaggio e illegalità possano far sprofondare la zona in un degrado ancora più grave.

Le liti con i commercianti e il degrado che si allarga a macchia d’olio

La paura fa il paio con la rabbia. Lo racconta il titolare di un bar della vicina via Stati Uniti d’America, che ammette chiaramente che quei cittadini, un tempo abituali clienti del suo local,e hanno cominciato a disertare il bar. Lo fanno per evitare di essere infastiditi.

“Parcheggiano la macchina qui davanti per fare colazione e non poche volte se la ritrovano graffiata: intimidazione bella e buona da parte di gruppetti di bambini che si vendicano quando rifiuti di dare loro dei soldi.

Noi vorremmo e potremmo pure aiutare queste famiglie, ma viviamo nell’angoscia. Fino a poco tempo fa, nei pomeriggi di sole, racconta il barista, lasciavo che i miei figli giocassero in bicicletta davanti al bar, mentre io lavoro. Potevo averli vicino. Il più grande è stato minacciato più volte da questi gruppetti rom e qualcuno armato di mazze di legno gli ha più volte intimato di dargli dei soldi se non addirittura la bici. Allora preferisco che se ne stiano a casa, davanti alla playstation”.

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