Sei un perenne ritardatario? Ecco i (veri) motivi che ti portano a esserlo

Se ti consideri un ritardatario cronico, questi sono i motivi che stanno alla base dei tuoi comportamenti.

Ci sono persone che proprio non riescono a essere puntuali. Si sforzano, magari fanno anche un cronoprogramma. Ma poi finiscono sempre per fare tutto di corsa e arrivare in ritardo. Oggi emergono i veri motivi che caratterizzano le persone con questa tendenza.

Perché siamo ritardatari cronici
Svelati i motivi per i quali si è sempre in ritardo foto: Ansa – Pontilenews.it

Per certa gente si va ben oltre il quarto d’ora accademico. Si parla di ritardi continui, cronici, a volte davvero esagerati. Qualcosa che, se si tratta di amicizia ed eventi ludici, può anche essere l’occasione per riderci su. Ma se, invece, questi ritardi avvengono in ambito professionale, allora possono anche abbassare sensibilmente la qualità della resa lavorativa collettiva.

Come in ogni caratteristica degli esseri umani, è sempre possibile dare delle spiegazioni che afferiscono alla sfera scientifica. In particolare, un recente studio ha analizzato compiutamente cosa porta determinate persone a essere sempre in ritardo. Ecco gli esiti della ricerca.

Perché si è sempre in ritardo?

Come detto, anche i ritardatari cronici (che sono coscienti di esserlo) pianificano il proprio tempo e i propri impegni. Il punto è che commettono sempre errori di pianificazione, talvolta clamorosi. Secondo quanto sostenuto dalla Wilfrid Laurier University di Waterloo, Ontario (Canada), ci sono persone che hanno una radicata tendenza a sottostimare il tempo necessario a portare a termine un compito. Addirittura a volte si sottostima persino del 40%.

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Ritardatari cronici: la scienza ne svela la natura foto: Ansa – Pontilenews.it

Un altro studio dell’Università di San Diego, risalente addirittura al 2001 identifica due tratti ricorrenti di personalità, quella di tipo A, più frenetica e concentrata sul raggiungimento dell’obiettivo, e quella di tipo B, con una percezione del tempo alterata. Alla richiesta di identificare quanto duri un minuto (senza, ovviamente, la possibilità di consultare un orologio) le persone di tipo B hanno detto “stop” dopo 77 secondi, mentre quelle di tipo A dopo 58.

Tutto ciò accade perché abbiamo una scarsa capacità di basarsi sul tempo impiegato in esperienze passate e la convinzione di poter portare avanti attività multitasking, concentrando l’attenzione su più compiti contemporaneamente anziché concentrarle su uno per volta.

Non solo, spesso si è osservato come queste persone abbiano una tendenza maggiore a distrarsi in altre attività (anche non concernenti con ciò che devono fare), che, quindi, scompaginano i loro piani. I consigli che danno gli psicologi cognitivi sono quelli di ridurre gli appuntamenti e gli impegni e di avere un’agenda con scadenze brevi, in modo tale da avere una percezione più sana del tempo.

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