Achille Lauro: affondata con i suoi misteri | Una nave “maledetta” e insanguinata

E’ una storia maledetta quella della nave. Fatta di sciagure, di intrighi internazionali e di misteri sepolti a 5 chilometri di profondità

Alla fine della storia c’è uno scafo enorme, che si adagia su un fondale, in un luogo lontano, per certi versi incontrollato. Ma prima una storia da romanzo, fatta di intrighi, di gesti che, oggi, potremmo considerare impensabili. Ecco la storia della “Achille Lauro”, una delle navi più famose di tutti i tempi.

La Achille Lauro (Wikipedia) 2.1.2023 pontilenews
La Achille Lauro (Wikipedia)

La nascita della “Willem Ruys”

Una storia maledetta quella della “Achille Lauro”. Maledetta ancor prima di chiamarsi così. Lo scafo, enorme, nasce infatti come transatlantico alla fine degli anni ’30. La seconda guerra mondiale, però, ne ritarda la realizzazione. Addirittura, già mentre è all’interno del cantiere navale nei Paesi Bassi, subisce un bombardamento nell’ambito del secondo conflitto.

La Willem Ruys (Wikipedia) 2.1.2023 pontilenews
La Willem Ruys (Wikipedia)

Alla fine, la “Willem Ruys” – così si chiamava – viene varata tra il 1946 e il 1947. E alla fine di quell’anno, il 2 dicembre, effettua il proprio viaggio inaugurale. Fino al 1963 rimase in servizio sulla linea Europa-Australia. Successivamente fu usata per crociere nel Mediterraneo.

Il controverso Achille Lauro

Nel 1964, fu venduta alla Flotta Lauro e ribattezzata Achille Lauro. Personaggio controverso, Lauro. Nel 1933 si iscrive al Partito Nazionale Fascista. Quando il regime cade e l’Italia viene liberata viene pure imprigionato. Ma dopo due anni di detenzione, l’assoluzione. Un passato che, comunque, Lauro non rinnegò mai, mantenendo sempre simpatie monarchiche.

L'armatore Achille Lauro (web source) 2.1.2023 pontilenews
L’armatore Achille Lauro (web source)

Fu sindaco di Napoli dal 1952 al 1957 e in seguito, per pochi mesi, nel 1961. Alle elezioni comunali del 1952 e del 1956 riuscì ad arrivare fino a circa trecentomila preferenze, quota mai raggiunta prima da un candidato alle elezioni locali. La sua azione amministrativa fu sempre accompagnata da qualche ombra, tratteggiata nel capolavoro di Francesco Rosi, “Le mani sulla città”. Morì il 15 novembre del 1982.

La “Willem Ruys” diventa “Achille Lauro”

Quindi, l’armatore partenopeo, con la sua opera, riportò a nuovo splendore quel vecchio transatlantico, che nel 1964 rientrò in servizio come nave da crociera. Quelli, infatti, sono gli anni in cui Lauro usa ogni mezzo per aumentare il proprio prestigio in città. Diventa anche presidente del Napoli, ma con scarsi risultati. E’ vero, infatti, che conquista una Coppa Italia nel 1962, ma subisce anche due retrocessioni. Ma anche questo rientrava nel suo modo (per alcuni clientelare) di intendere la politica.

La nave Achille Lauro (Ansa) 2.1.2023 pontilenews
La nave Achille Lauro (Ansa)

Ma l’aura maledetta che ha sempre avvolto lo scafo continua a perseguitare la nave. Nell’aprile 1975, mentre si trovava nello stretto dei Dardanelli, entra in collisione con una nave trasporto bestiame, la Yousset, che affonda.

Non solo, per quattro volte (1965, 1972, 1981 e 1994) l’imbarcazione fu colpita da incendi, l’ultimo dei quali, scoppiato il 30 novembre 1994, ne causò l’affondamento il 2 dicembre, tre giorni dopo. Sì, perché, la storia della “Achille Lauro” si conclude al termine di varie vicissitudini e peripezie a metà degli anni ’90.

Il dirottamento

Ma, ovviamente, la storia più nota, oscura e inquietante cui l’Achille Lauro lega il proprio nome è quella del dirottamento avvenuto il 7 ottobre 1985, mentre la nave compiva una crociera nel Mediterraneo, al largo delle coste egiziane. A prendere possesso dell’imbarcazione un commando del Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP). Quattro uomini che si erano imbarcati con passaporti falsi, recanti nazionalità greca e ungherese, fecero irruzione nella cabina di controllo intimarono al comandante Gerardo De Rosa di far rotta verso il porto di Tartus, in Siria.

Il dirottamento della Achille Lauro (Ansa) 2.1.2023 pontilenews
Il dirottamento della Achille Lauro (Ansa)

Terrore a bordo della enorme imbarcazione, dove erano presenti 201 passeggeri e 344 uomini dell’equipaggio. Frenetiche trattative diplomatiche, con l’allora ministro degli Esteri, Giulio Andreotti, si rivolge all’Egitto per trattare il rilascio degli ostaggi. Attività diplomatiche e intelligence che hanno risultati nel giro di poco tempo. Si giunge in un primo momento a una felice conclusione della vicenda: i terroristi si arrendono in cambio della promessa dell’immunità. Ma, come detto, la storia della “Achille Lauro” non ha nulla di lineare e di chiaro. Quindi, il colpo di scena è dietro l’angolo.

L’intervento degli Stati Uniti

Due giorni dopo si scopre infatti che a bordo era stato ucciso un cittadino statunitense, Leon Klinghoffer, ebreo e paraplegico: l’episodio provoca la reazione degli Stati Uniti. Tutto si svolge nel giro di pochi giorni, ma, vista l’intensità dei fatti avvenuti, sembra un periodo assai più lungo.

Gli USA, infatti, vogliono, anzi, pretendono, l’estradizione dei terroristi, affinché possano giudicarli per il delitto del connazionale. E così, l’11 ottobre un Boeing 737 egiziano decolla per portare a Tunisi i membri del commando di dirottatori e i negoziatori secondo gli accordi raggiunti. Ai terroristi, infatti, era stato promesso un salvacondotto e la possibilità di essere trasportati in un altro Stato arabo.

L'allora primo ministro italiano Bettino Craxi (Ansa) 2.1.2023 pontilenews
L’allora primo ministro italiano Bettino Craxi (Ansa)

Ma, mentre era in volo, alcuni caccia statunitensi lo intercettano costringendolo a dirigersi verso la base aerea di Sigonella, in Italia, dove, poco dopo la mezzanotte, ottiene il permesso di atterrare. Quello che succede quella notte appartiene, ancora oggi, alla storia italiana. Storia che si intreccia con il mito.

La crisi di Sigonella

Il dirottamento sfocia nella crisi di Sigonella, la più grave crisi diplomatica del secondo dopoguerra tra l’Italia e gli Stati Uniti. L’allora presidente del Consiglio, Bettino Craxi, si oppone infatti all’intervento degli Stati Uniti. L’Italia, per bocca del suo primo ministro, chiede il rispetto del diritto internazionale. E’ una delle immagini più note quella che vede i carabinieri schierarsi a difesa dell’aereo contro la Delta Force statunitense che nel frattempo era giunta su due C-141.

La situazione è esplosiva. Tutta Italia guarda con trepidazione a quello che sembrava l’avvio di un conflitto. Il Governo italiano, infatti, sembrava assolutamente disposto a rischiare uno scontro armato con gli Stati Uniti.

Gli States volevano la testa (forse non solo in senso lato) del principale dirottatore, quell’Abu Abbas, considerato l’assassino del cittadino americano. Craxi disse che la giustizia italiana avrebbe processato i sequestratori e aggiunse che non era possibile indagare su persone ospiti del governo egiziano a bordo di quel Boeing, dal momento che era protetto con l’extraterritorialità.

La crisi di Sigonella (web source) 2.1.2023 pontilenews
La crisi di Sigonella (web source)

Fu lunghissima, quella notte, con i caccia statunitensi che sfrecciavano sui cieli italiani e che decollavano e atterravano negli aeroporti italiani (tra cui quello di Ciampino) senza autorizzazione o fingendo dei guasti. Proprio uno di questi aerei si posizionò sulla pista davanti al velivolo egiziano, impedendone un’eventuale ripartenza. Anche in questo caso la tensione si taglia a fette, con l’ultimatum di cinque minuti dato dai Servizi Segreti italiani per liberare la pista, in caso contrario sarebbe stato spinto fuori pista da un Bulldozer: dopo tre minuti il caccia statunitense ridecollerà, liberando la pista.

I processi

Secondo le dichiarazioni rese da Omar Ahmad, uno dei membri del commando terroristico, il piano originario dei dirottatori era quello di condurre la nave in un porto militare israeliano, di sparare ai soldati presenti, uccidendone il più possibile, e quindi di fuggire in Libia.

Abu Abbas (Ansa) 2.1.2023 pontilenews
Abu Abbas (Ansa)

Abu Abbas fu condannato dalla magistratura italiana all’ergastolo in contumacia per il suo ruolo nell’organizzazione del dirottamento della nave “Achille Lauro”. Alla fine troverà rifugio in Iraq, ma il 15 aprile 2003 verrà arrestato dalle forze statunitensi in Iraq. L’Italia di conseguenza ne richiederà l’estradizione. Il Pentagono riporterà però la notizia che l’uomo era morto sotto custodia statunitense, per cause naturali, l’8 marzo 2004. I quattro membri del commando terrorista saranno presi in consegna dalla polizia e rinchiusi nel carcere di Siracusa e furono in seguito condannati, scontando la pena in Italia.

“Achille Lauro”: fine della storia

Nel 1990 il dirottamento fu raccontato in un film per la televisione, “L’Achille Lauro – Viaggio nel terrore” con Burt Lancaster e Eva Marie Saint per la regia di Alberto Negrin. Ma l’incredibile storia di questo scafo non finisce qui.

Nel 1991, infatti, viene acquisita dalla Mediterranean Shipping Company S.A. (MSC). Il 30 novembre 1994, mentre era in navigazione al largo della Somalia durante una crociera tra Genova e il Sudafrica, scoppiò un incendio che due giorni più tardi, il 2 dicembre, ne causò l’affondamento. Nell’evento ci furono tre vittime, un disperso e otto feriti.

L'affondamento della Achille Lauro (web source) 2.1.2023 pontilenews
L’affondamento della Achille Lauro (web source)

Si cercò in tutti i modi di salvare la nave, ma questa si voltò su un fianco poco dopo essere stata agganciata da un rimorchiatore e affondò rapidamente. Le Assicurazioni Generali dovettero risarcire i beni dei passeggeri con circa 28 miliardi di lire.

La nave non è mai stata recuperata per via dei costi esorbitanti per una eventuale manovra. Da quel momento, lo scafo è lì, in fondo al mare, a 95 miglia dalla costa somala, in pieno Oceano Indiano, a circa 5 chilometri di profondità. Dove l’acqua è oscura, come tutta la storia che si lega al nome della “Achille Lauro”.

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