Spiagge e lidi, l’accesso al mare è sempre libero? Ecco come funziona davvero

Accesso al mare: deve essere sempre garantito? Si tratta di un principio sancito per legge, ma le cose non sono sempre così chiare.

A volte l’accesso al mare viene negato anche se dovrebbe essere sempre libero. Come mai? Fare chiarezza sulla questione è importante perché a volte si possono venire a creare situazioni spiacevoli.  

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Accesso al mare: è un diritto sempre garantito? (pontilenews.it)

Una legge del 2006 (precisamente la n. 296 del 27 dicembre) elenca i diritti dei cittadini stabilendo l’obbligo «per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione». Ricordiamo che la battigia è definita, a livello giuridico, come la striscia di sabbia dove si infrange l’onda.

Accesso al mare: come funziona con le concessioni demaniali

Dubbi la legge sembrerebbe non lasciarne. Anche perché più avanti, in un comma successivo, assegna alle Regioni l’onere di «individuare le modalità e la collocazione dei varchi necessari al fine di consentire il libero e gratuito accesso di transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione».

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Accesso al mare: e coi privati come funziona? (pontilenews.it)

Inoltre, a ribadire il diritto dei bagnanti di accedere alla battigia, ha provveduto anche una legge successiva (25/12/2011) con la quale l’Italia si è adeguata alle norme europee.

Accesso al mare di norma garantito, dunque. Ma ci sono comunque leggi e ordinanze regionali da rispettare. Come quella pugliese, ad esempio, secondo la quale il «transito libero e gratuito al pubblico, per l’accesso alla battigia e al mare territoriale» assurge a obbligo solamente nel caso in cui entro 150 metri «non esistano accessi alternativi».

Questo per le concessioni demaniali. Le cose però non sono affatto così chiare in presenza di una proprietà privata. Due recenti ricorsi presso il Tar del Lazio, sezione di Latina, contro due ordinanze del sindaco di Sabaudia – che aveva riaperto al pubblico due accessi al mare proprietà di privati – hanno prodotto due esiti opposti. In un caso i giudici hanno lasciato aperto il varco, nell’altro no.

Il primo caso riguardava il cosiddetto «sentiero Moravia»: un varco nelle immediate vicinanze della villa un tempo appartenente ad Alberto Moravia e a Pier Paolo Pasolini. Per i giudici del Tar laziale, oltre a garantire l’assistenza sanitaria in caso di emergenza, la decisione di riaprire il varco si motiva col fatto che quel passaggio, per volontà dei due proprietari, è sempre stato accessibile a tutti fin dagli anni ’70. E dunque riaprirlo alla collettività non comprime il diritto di proprietà.

Diverso il secondo caso (accesso ricadente nella proprietà della moglie del giornalista Clemente Mimun) dove il TAR ha negato al sindaco l’apertura di un varco che non è mai stato pubblico.

Cassazione: ecco cosa ha stabilito sull’accesso al mare

Anche la Cassazione è intervenuta in merito (sentenza del 7/5/2020) sancendo il principio secondo il quale una strada privata può essere oggetto di accesso pubblico soltanto nel caso in cui sia possibile provarne l’uso «da parte della collettività […] per il tempo necessario all’usucapione».

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Accesso al mare: e coi privati come funziona? (pontilenews.it)

Inoltre a fruire del passaggio dev’essere «una collettività indeterminata di soggetti» titolari «di un pubblico interesse di carattere generale». Non dunque singoli soggetti «che si trovano in una posizione qualificata rispetto al bene che si pretende gravato».

In altri termini è possibile l’uso pubblico di una strada privata è possibile, ma soltanto a certe condizioni. All’atto pratico non sempre è scontato il diritto di accedere liberamente al mare.

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