Tutti i cigni del Regno Unito sono di proprietà dei sovrani in virtù di un’antica tradizione risalente al Medioevo.
Secondo la tradizione, infatti, i cigni, maestosi simboli di prosperità, appartengono di diritto alla Corona. Anche se in verità il re non li possiede tutti, ma soltanto i cigni reali che nuotano in libertà nelle acque pubbliche e che non sono stati marchiati.
Questa antica prerogativa reale perdura ancora al giorno d’oggi. Difatti desso è illegale cacciare un cigno reale. Chi dovesse ucciderlo rischia sanzioni penali.
Come detto, risale al Medioevo (più precisamente al XII secolo) la tradizione che attribuisce alla Corona reale britannica la proprietà dei cigni reali. Un’usanza nata dalla necessità di garantire un sufficiente quantitativo di carne per i numerosi banchetti reali in occasione delle festività a corte. I monarchi inglesi disponevano di uno stormo reale di cigni, con tanto di commissari ufficiali incaricati di seguirli.
Cigni reali, ecco perché venivano marchiati
Dal Quattrocento si cominciò a concedere ai nobili di riscattare i cigni dietro pagamento di una franchigia. E per distinguere i cigni reali da quelli della nobiltà si pensò di incidere un simbolo sul becco, a indicarne l’appartenenza a questa o a quella casata.
Perciò in estate un commissario scelto dal re, lo Swan Master (il marcatore di cigni, oggi detto Swan Warden, ossia guardiano dei cigni), controllava i marchi e indicava come «Royal Swan» (cigni reali) tutti i volatili che non appartenevano a nessuno.
I cigni erano ambiti per due ordini di ragioni: per ragioni culinarie ma anche perché indicatori di status symbol. L’idea, affermatasi a partire dal XIV secolo, era che chi si trovava ai piani alti della gerarchia sociale dovesse alimentarsi con quanto era ai vertici naturali, cioè i volatili.
La preparazione del cigno era alquanto cruenta, come ricordano gli antichi ricettari: dopo aver prelevato dal Tamigi un bel cigno si provvedeva a lavarlo e spennarlo. Dopodiché lo si faceva bollire in una grande caldaia, per poi infilzarlo in uno spiedo e arrostirlo. Infine si univa il cigno fatto a pezzi a un soffritto di cipolle a dadini e lardo in abbondanza. Il cigno rimase una prelibatezza riservata alle classi alte della società fino al Settecento e l’uso di marchiarli sopravvisse fino alla fine dell’Ottocento.
Oggi i cigni non finiscono più in pentola e lo Swan Upping (censimento annuale di 5 giorni che avviene a luglio) mira soltanto a salvaguardare la specie. A supervisionare il censimento sono lo Swan Marker (marcatore) David Barber e lo Swan Warden (guardiano dei cigni, attualmente è l’ornitologo Christopher Perrin).
A una zampa del cigno (quella destra per i cigni reali, la sinistra per gli altri volatili) viene applicato un anello con microchip, collegato direttamente al database del British Trust for Ornithology. Così i cigni – che nuotano in un Tamigi sempre più inquinato – sono monitorati dagli esperti del dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge, che controllano il loro regime alimentare e lo stile di vita, oltre a visitarli almeno una volta all’anno.