Il caso è stato registrato a Lecce: e dopo il falso allarme di poche settimane fa in Sardegna, questa volta è stato ufficialmente confermato: è tornata una malattia contagiosa.
Una malattia molto pericolosa sembra essere arrivata anche in Italia. Le autorità sanitarie sono già al lavoro da giorni: hanno avviato prontamente indagini epidemiologiche per comprendere l’origine dell’infezione e, soprattutto, per scongiurare la possibilità del diffondersi di focolai.
Ma il caso fa discutere perché, pur trattandosi di una malattia non ancora debellata in alcune parti del mondo, nel nostro Continente era considerata “antica”. Ma entriamo più nel dettaglio.
Di che tipo di malattia si tratta
La malattia in questione è il colera. Il paziente, un uomo di circa 70 anni, era stato ricoverato nel reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce. Riscontrato in lui il batterio responsabile della malattia, ovvero il Vibrio Cholerae, è stato dunque curato in isolamento. La Asl di Lecce è stata immediatamente informata del caso e da questa sono poi giunte le conferme riguardo alla stato di salute dell’uomo, giudicato come buono.
Come può esserne stato infettato? Ebbene, la spiegazione è giunta dal dipartimento di Prevenzione. Sarebbero stati alcuni alimenti a rischio i vettori del batterio. E proprio questo motivo ha costretto l’Asl ad attivare immediatamente l’indagine epidemiologica tutt’ora in corso. Nel frattempo, l’ISS – Istituto Superiore di Sanità – è al lavoro per tipizzare il vibrione mentre, di concerto, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata sta indagando sugli alimenti solidi e liquidi consumati dal paziente.
Grazie agli avanzamenti effettuati in campo medico, virologico e scientifico, casi come quello in esame non rappresentano un pericolo per la salute pubblica. Perché il tempestivo contenimento della diffusione è una prassi ormai assodata e consolidata, di tipo protocollare.
È bene tuttavia tenere a mente che il caso dimostra che anche malattie infettive considerate antiche e non più in circolazione da decenni possono ancora riemergere. Ed in maniera inaspettata. Questo nonostante i progressi della scienza medica, che è progredita significativamente negli ultimi anni.
Inoltre, come reso evidente dal recente caso verificatosi in Sardegna, riconosciuto poi come non appartenente ai sierogruppi responsabili del colera, di fondamentale importanza risultano l’accuratezza delle diagnosi e la tempestività. Nonché la precisione delle indagini epidemiologiche. Oltre, in termini preventivi, ad un attento e scrupoloso controllo delle possibili fonti di contagio, come ad esempio la qualità degli alimenti solidi e liquidi.