La procedura di interdizione è un provvedimento che può risultare necessario per tutelare i nostri cari, quando sopraggiunge l’impossibilità di essere fisicamente o mentalmente autonomi.
Può risultare un provvedimento necessario per alcuni di noi o dei nostri cari: tutto ad un tratto, oppure gradualmente, per i motivi più disparati non ci si trova più in grado di svolgere mansioni quotidiane abitudinarie, essenziali a garantire una vita dignitosa provvedendo al soddisfacimento dei bisogni vitali.
Si tratta di sopraggiunte menomazioni di tipo fisico oppure psichico, di severità e gravità variabili, e che conducono al risultato di perdere la propria autonomia. I sintomi posso essere i più disparati e talvolta si presentano con maggior frequenza con l’avanzare dell’età. A volte risultano anche non così semplici da rilevare. Soprattutto quando riguardano la sfera mentale e psichica, come la perdita di memoria. Questa diventa sempre più evidente e porta a trascurare sempre più scadenze e a confondere la realtà con l’immaginazione.
Quando tuttavia la gravità della situazione risulta evidente e determina una incapacità o inattitudine totali a provvedere a se stessi, ecco che, a tutela dell’individuo che ne soffra, è possibile avviare le procedure dette di interdizione o inabilitazione. Ovvero procedimenti giudiziari volti a tutelare il benessere della persona fisicamente o mentalmente divenuta incapace. Proviamo a capirne di più.
Le procedure di attivazione dell’interdizione e dell’inabilitazione
Quando in un individuo viene accertata la sopraggiunta alterazione delle facoltà intellettive o volitive che comporti l’impossibilità di provvedere ai consueti atti di vita quotidiana, come la cura di sé e dei doveri famigliari e sociali, ecco che è possibile avviare la procedura dell’interdizione. La procedura ha il fine di affidare la persona divenuta incapace alle cure di un tutore, scelto da un giudice a seguito di un’opportuna valutazione dell’idoneità al ruolo di responsabilità che questi dovrà assumersi.
Il caso dell’inabilitazione, invece, non prevede un provvedimento interdittivo, bensì la scelta di un curatore dell’individuo ritenuto solo parzialmente – ed in misura di gravità inferiore rispetto all’interdizione – incapace di intendere e di volere. Questi verrà quindi assistito prevalentemente nell’amministrazione dei propri beni.
La domanda deve obbligatoriamente essere avanzata tramite l’assistenza di un avvocato e presso il tribunale del luogo in cui l’interdicendo o l’inabilitando ha residenza o domicilio. La domanda va proposta con ricorso ed il giudice, in caso ritenga che manchino o non sussistano i presupposti, potrà rigettarla. Per maggiori informazioni ed assistenza, è consigliabile rivolgersi a servizi di assistenza sociale o ad un avvocato esperto in materia.