Riva Acquarama: storia per immagini di una leggenda | Perché è il motoscafo dei re

Si fa presto a dire barca. Barca può essere definita qualsiasi cosa galleggi in grado di trasportare un passeggero. Ma Riva produce qualcosa che è oltre gli standard, è il sogno.

Se barca può essere definita qualsivoglia natante in grado di trasportare qualcosa, allora è barca la porta che trasportava Rose e non è stata in grado di salvare Jack in Titanic, lo stesso può dirsi per la scialuppa su cui solca i mari Jack Sparrow alla ricerca della sua “Perla nera”.

Riva
Riva, l’aristocrazia delle barche (Instagram)

Non confondiamo i santi con i fanti, si sarebbe detto una volta. Anche se tutte galleggiano, non tutte possono essere definite barche, non tutte assurgono a tale status.

Riva

Dobbiamo spiegarlo? Cosa è Riva? Beh, se dobbiamo farlo, cambiate articolo, leggete del pedalò del bagno Peppino o della barca di Briatore, perché vuol dire che siete dei neofiti e non avete neanche studiato i fondamentali, l’ABC di colui che vuole imparare a capire.

Leggete di altro, di cucina, di viaggi (low cost), ma non di Riva. Riva è alta aristocrazia. Non è lo chef che apre in galleria a Milano per farti pagare uno sproposito, ma è quello che è rimasto nella sua sede storica perché non deve farsi vedere, perché chi sa, ci va e chi non sa, non merita di andare.

Due parole, ma solo due, per coloro che, non per loro colpa, ma per volontà di capire, si approcciano a queste altitudini.

Il fondatore, Carlo Riva, che proprio quest’anno avrebbe compiuto 100 anni, aveva un’idea chiara in mente. Le barche, ben costruite e pensate, bisognava venderle ad un prezzo congruo, nel rispetto dell’impegno impiegato a realizzarle. Il loro aspetto non è solo un’elucubrazione artistica, ma una scelta estetica nata da un’idea, da un progetto, la sintesi tra funzione, immagine, affidabilità e durata che è in grado di giustificarne il valore, in termini beceri, il prezzo.

Ed è per questo che tra i proprietari di questi gioielli ci sono state grandissime personalità e non solo dello spettacolo. Qualche nome? Brigitte Bardot che lo usava nelle sue estati a Saint Tropez, ma anche Liz Taylor, Sophia Loren e Sean Connery lo hanno amato.

Riva Aquarama

Più di cinquant’anni fa la perizia dell’Ing. Riva incontrò il talento artistico di Giorgio Barilani, un grafico bolognese che disegnava modelli di aerei per riviste d’oltreoceano.

Riva era ammirato dalla sua abilità e perizia nell’ideazione e nel disegno, tanto da soprannominarlo “penna d’oro”. Le varie serie di Riva Aquarama mostrano come la sintesi tra design e perizia ingegneristica abbiano dato vita ad un’icona.

Prima serie

L’Aquarama entra in produzione nel 1962. Ha l’alloggiamento per l’ancora a prua chiuso con uno sportello, il cruscotto in Honduras lucido e il naso a caimano, con il passacavo integrato. La linea al galleggiamento è color corallo che riprende i colori utilizzati della tappezzeria con cuciture color avorio e profilature color corallo e nero.

Aquarama super

Il Super Aquarama vede la luce l’anno successivo. Il Super, rispetto al precedente, è più lungo di 20 cm a poppa a causa dei serbatoi aggiunti per l’incremento di potenza. La tappezzeria è da urlo, in vipla color crema con i bordi e gli schienali e i copricapote aragosta.

Aquarama
La perfezione di un Riva Aquarama (Instagram)

Aquarama special

Meno di dieci anni dopo, Giorgio Barilani, modifica lo specchio di poppa della barca, ricavando un corridoio che facilita la risalita della scaletta da bagno. La potenza è aumentata grazie ai due motori Riva Crusader 8V da 350HP ciascuno.

E la storia di Riva continua…

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