H2 Boat: la prima barca ad idrogeno al mondo | Come è arrivata all’autonomia illimitata

La sfida per i prossimi anni è la salvaguardia del pianeta a cui tutti, nessuno escluso siamo chiamati a contribuire. E la nautica è in prima linea.

Ormai è un mantra: sostenibilità. Da quando è apparso chiaro che il nostro pianeta è in reale sofferenza, con conseguenze sotto gli occhi di tutti, ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte per rendere la propria impronta di carbonio meno impattante.

H2boat
H2boat in mare (Instagram)

E un primo passo concreto viene dall’industria nautica.

L’agenda 2030

L’agenda 2030 vede la luce il 25 settembre 2015 e viene sottoscritta da tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite. Si tratta di un programma d’azione che è costituito da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro, per l’appunto, il 2030.

In buona sostanza si tratta di aggredire i motivi che portano alla povertà, alla disuguaglianza, alla negazione dei diritti umani e ai cambiamenti climatici.

Cambiamenti che ormai sono sotto gli occhi di tutti e tra i colpevoli sono additati i combustibili fossili, rei di rilasciare nell’atmosfera gas in grado di mutare il normale corso delle stagioni. In quest’ultimo periodo, “complice” la guerra in Ucraina, siamo tutti stati richiamati ad un uso più accorto delle risorse e la spinta verso la ricerca di fonti alternative e soprattutto “pulite” di energia si è fatta decisamente più incisiva.

Anche la nautica in primo piano – H2boat

Già dal 2020, la nautica ha messo a punto il primo natante ad idrogeno. Una vera rivoluzione! Presentato al salone nautico di Genova, l’H2boat ha un’autonomia illimitata ed immette nell’ambiente non i temibili gas tossici, ma acqua distillata ed ossigeno.

Il serbatoio scompare per lasciare il posto ad un bulbo, posizionato sotto la chiglia, in cui viene immesso idrogeno a bassa pressione. Il gas, portato nella cella di combustione, viene qui trasformato in energia elettrica.

Un elettrolizzatore scompone l’acqua in idrogeno e ossigeno. L’ossigeno viene rilasciato nell’aria, mentre l’idrogeno è stoccato all’interno di idruri metallici in modo tale da essere disponibile sia per il motore che per tutto ciò che serve all’interno della barca.

Tutto questo procedimento avviene senza nessun rumore o vibrazione, il che costituisce un plus sia per gli occupanti del natante che per l’ecosistema marino.  Nel malaugurato caso di un incidente che comprometta il bulbo dell’idrogeno, questo fuoriesce a bassa pressione nell’ambiente ed estratto dalla ventilazione d’emergenza, escludendo la possibilità di esplosioni o incendi. L’impianto è componibile a moduli in modo tale da venire incontro a qualsivoglia necessità di energia.

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