“L’Olandese Volante”: così il fantasma dei mari è arrivato a Jack Sparrow

Da i Pirati dei Caraibi a ritroso nel tempo, tutti si sono imbattuti nella leggenda della nave fantasma destinata a errare per sempre. Ma conosciamo davvero la sua storia?

Per i ragazzi di qualche anno fa, “l’olandese volante” era uno dei deejay più famosi, quel Federico che olandese lo è davvero e che ha fatto parte della prima ondata di disc jockey che alla fine degli anni Settanta hanno rivoluzionato l’ascolto della musica in Italia.

Jack Sparrow
L’Olandese volante, il terrore di Jack Sparrow pontilenews.it

Con lui c’erano personaggi come Herbert Pagani, Awanagana, forse ignoti a coloro i quali hanno come prima cifra dell’anno di nascita numeri al di sopra del 7, ma che hanno sancito una vera e propria rivoluzione. Ad ogni modo non è di musica che si intende parlare in questo articolo.

La leggenda

Il grande pubblico è entrato in contatto con la leggenda della “nave fantasma” grazie alla saga dei Pirati dei Caraibi, la fortunata serie di film che tanto successo ha avuto e tanto denaro ha portato nelle tasche di Johnny Depp/Jack Sparrow.

Ora però pare che il buon John abbia definitivamente divorziato dal suo personaggio più noto (oltre che da varie mogli) e con qualche acrimonia. Non gli va troppo giù essere identificato con il personaggio, almeno secondo sue recenti dichiarazioni. Ha indossato ancora i panni del capitano della “Perla nera” solo per beneficenza, per qualche fan, ma di tornare sulla tolda della sua nave non ne ha proprio intenzione, pare…

Jack Sparrow a parte, la leggenda ha origini antiche, anzi si tratta di una sovrapposizione di molte credenze, come spesso accade. Il nucleo centrale della vicenda rimanderebbe al mito dell’ebreo errante già conosciuta nel basso Medioevo. Un ebreo, reo di non aver riconosciuto in Gesù il Messia, sarebbe stato maledetto e condannato a vagare fino alla fine dei tempi, fino alla seconda venuta del Cristo.

Chagall
L’ebreo errante visto da Marc Chagall (wikimedia commons)

Sull’identità di questo ebreo il dibattito è acceso. Secondo alcuni sarebbe una guardia dei sommi sacerdoti, o un custode del tempio di Gerusalemme o un discepolo destinato a non morire mai, di cui si trova traccia nei Vangeli, affermazione che fu sin da subito dichiarata eretica. Ma è possibile rintracciare in molte cronache medioevali tracce del passaggio dell’Ebreo errante. Nel VI secolo un monaco bizantino lo identifica con Malco, guardia del sommo sacerdote a cui Pietro avrebbe tagliato un orecchio durante i momenti concitati dell’arresto di Gesù. Cristo gli avrebbe poi riattaccato l’orecchio reciso, ma Malco, irriconoscente, lo avrebbe successivamente picchiato e per questo dannato per l’eternità.

Su questo mito, si innesta una leggenda successiva, quella della nave fantasma, che se avvistata in mare è presagio di sventure.

Hendrik Vanderdecker

Si tratta di una nave realmente esistita, con un vero capitano, olandese per l’appunto, tale Hendrik Vanderdecker. L’appellativo “volante” si deve alla velocità con la quale era in grado di far viaggiare la sua nave. Verso la fine del XVII secolo, capitan Vanderdecker salpa da Amsterdam verso le Indie Olandesi. E questo è l’unico fatto certo. Da qui in poi la vicenda ha diverse varianti.

La più accreditata narra che il capitano oltre a caricare merce per conto della Compagnia delle Indie Orientali, caricasse anche beni per conto proprio con i quali arricchirsi una volta venduti. Durante uno dei viaggi di ritorno, la nave si trova davanti una terribile tempesta. Contrariamente ad ogni legge del mare ed ignorando le preghiere dei suoi marinai, il capitano rifiuta di attendere la fine della tempesta, ma decide di affrontarla e doppiare il Capo di Buona Speranza. Le parole blasfeme che pronuncia affrontando l’uragano risuonano come una profezia: “ce la farò, dovessi impiegarci tutta l’eternità”. Inutile dire che la nave ha la peggio, si spezza in due tronconi ed affonda, condannando i marinai a vagare come spettri fino alla fine dei giorni.

Wagner e Coleridge
Wagner e Coleridge entrambi affascinati dal mito della nave fantasma  pontilenews.it

Da allora in poi si sono succeduti presunti avvistamenti della nave fantasma e il mito ha affascinato scrittori e musicisti, da Samuel Taylor Coleridge che scrive Rime of an Ancient Mariner, a Wagner che compone Der fliegende Holländer.

Gli avvistamenti

Tra gli avvistamenti, presunti of course, ce n’è uno “eccellente”. Alla fine del XIX secolo, Giorgio del Galles, futuro re Giorgio V nonché nonno di Elisabetta II, e suo fratello, il principe Alberto, prestano servizio come guardiamarina sulla HMS Bacchante, al largo dell’Australia. Sul suo diario personale l’allora principe di Galles scrive in data 11 luglio 1881: “Alle 4 del mattino l’Olandese Volante ha incrociato la nostra rotta. Brillava di una strana luce rossa incandescente, come di una nave fantasma, in mezzo alla quale luce spiccavano in forte rilievo gli alberi e le vele di un brigantino, a 200 metri di distanza…”

Credere o non credere al futuro re dell’Impero britannico? A tutto c’è una spiegazione.

La visione della nave fantasma altro non sarebbe che un banale fenomeno ottico. In presenza di particolari condizioni atmosferiche, grazie alla diversa temperatura dell’aria che sfiora l’acqua, la rifrazione della luce cambia.

Si tratta di un miraggio superiore chiamato “fata morgana”. L’evento si verifica in presenza di inversione termica, cioè quando l’aria fredda si trova più vicino alla superficie rispetto agli strati superiori più caldi. Una nave all’orizzonte sembra essere in una posizione più alta di quanto non sia in realtà, oltre ad apparire decisamente più grande e minacciosa.

Ma che nave era l’Olandese volante?

Secondo alcuni studiosi, la nave capitanata da Hendrik Vanderdecker era un fluyt, un veliero da trasporto con alcune caratteristiche del galeone.

fluyt
Un fluyt in una stampa d’epoca (wikimedia commons)

Questo tipo di vascello a due o tre alberi con vele quadre aveva sacrificato la potenza di fuoco alla capienza di carico. Nave agile e poco costosa era lunga circa 80 piedi e necessitava di un equipaggio di soli 35 marinai. L’agilità e la capacità di carico del fluyt favorì l’espansione dell’impero olandese e creò un mito imperituro.

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