James Bond e la sua pistola: ecco perché tra mille ha scelto proprio quella

I film americani ci hanno abituati a una vera e propria “pornografia” armiera, con armi sempre più grosse e potenti. Ben diversa è stata la scelta di James Bond, o meglio del suo mentore M.

Le armi, come ben si sa, sono da sempre giudicate una metafora della virilità. E forse per questo, al di là di questioni tecniche che pure esistono nel loro utilizzo, produttori e utenti hanno fatto a gara ad “avercela grossa”.

James Bond pistola
James Bond ha scelto una pistola leggendaria | Pontilenews.it

Nella convinzione, non sempre del tutto corretta, che ad un grosso botto, un enorme proiettile, sparato da un’arma altrettanto superdotata, corrisponda una maggiore efficacia. Non solo pratica, ma soprattutto di deterrenza.

Insomma, se a “fare il viso dell’arme” sono un paio di chili d’acciaio, con una canna da una spanna abbondante, un calibro più vicino a quello di un obice che a quello di un’arma da tasca, l’effetto almeno teorico è assicurato. Il nemico scende a più miti consigli, forse non ci sarà nemmeno bisogno di sparare. O se proprio non se ne può fare a meno, che armageddon sia. L’ispettore Callaghan e la sua 44 magnum, un vero “cannone” più esibito che nascosto, sono un eccellente esempio di questo approccio “machista” alla difesa (e talvolta pure all’offesa).

Ispettore Callaghan
L’Ispettore Callaghan e la sua 44 Magnum | Pontilenews.it

La scelta in questo caso è inevitabile: una pistola forse adatta ad abbattere tutto quello che le si trova davanti, muri compresi. Decisamente meno utile nelle “operazioni coperte”.

Licenza di uccidere, con classe

Non c’è da stupirsi che l’approccio di James Bond sia radicalmente diverso da quello mutuato dalla cultura dei cowboy, e di una difesa fatta anche di esibizionismo e sbruffonate, in cui gli ampi spazi e un ecosistema stracarico di adrenalina e testosterone, contribuiscono a una scelta di armi che devono anche fare scenografia.

James Bond prima di tutto è british ma last but not least anche una spia: il principe delle spie. Tutto ciò che in una prateria è un essenziale strumento di sopravvivenza, nel mondo di James Bond diventa un ostacolo.

Non c’è spazio per i “cannoni” quando i tuoi avversari si muovono in smoking, tra treni di lusso e calici di champagne. Qui l’understatement, anzi la segretezza, diventano il miglior passaporto per una lunga sopravvivenza, che James Bond si è assicurato calcando le scene cinematografiche e letterarie per 70 anni, da quando uscì il primo libro delle sue avventure: “Casino Royale”. La penna è quella dell’ineffabile Ian Fleming, che forse un po’ Bond lo è stato per davvero, anche nella vita.

Il secondo amore non si scorda mai

Non molti sanno che nel primo capitolo di James Bond, che è appunto “Casino Royale”, James Bond utilizza una pistola italiana: una Beretta 1934. Arma già allora obsoleta, in verità. Certamente tascabile e, come si suol dire, adatta al porto “discreto”.

M e la Beretta 1934
James Bond costretto a riconsegnare a M la sua Beretta 1934 | Pontilenews.it

Ma chi, come lo scrivente, ci ha sparato (negli anni ’80 era ancora in uso nei recessi più remoti dell’Esercito Italiano), ne conosce anche le enormi limitazioni: scatto duro, sicurezza dubbia (affidata essenzialmente alla quasi impossibilità di azionare il grilletto senza il “dito di Hulk”), meccanica generalmente primitiva, canna che ballava, colpi che se ne andavano dove volevano, dotati di volontà propria.

Beretta 1934
Beretta 1934: la prima scorbutica pistola di James Bond | Pontilenews.it

Una pistola che James Bond amava, per la sua compattezza. Ma che il reparto tecnico lo costringerà ad abbandonare in favore di una sgradita novità: la Walther PPK, altrettanto portatile ma decisamente più raffinata tecnicamente. Una pistola adottata per obbligo, ma di cui James Bond si innamorerà perdutamente. Tanto che, 70 anni dopo, non ha ancora deciso di abbandonarla.

Una spia molto inglese con una pistola molto tedesca

La Walther PPK è una pistola dalla storia leggendaria, non solo cinematografica. Nella realtà, esattamente come nella finzione, è riuscita ad affermarsi con una chiara superiorità tecnica sulle concorrenti del suo tempo, grazie a un progetto semplice, visionario, modernissimo e destinato a durare quasi inalterato per un tempo sorprendentemente lungo. Concepita nel 1931, riducendo le dimensioni della già fortunatissima Walther PP, è prodotta ancora oggi negli Stati Uniti, su progetto sostanzialmente identico a quello delle origini.

Walther PPK
Walther PPK, il secondo amore di James Bond | Pontilenews.it

In “Dr. No”, James Bond viene costretto ad adottarla, su caldissimo suggerimento (che non si può rifiutare). L’ esperto maggiore Boothroyd dichiara di avere sparato oltre 5000 colpi con le quattro pistole automatiche compatte migliori del loro tempo. Curiosamente, nessuna di queste è inglese. Come nelle barzellette sono una giapponese, una russa, una svizzera e la tedesca Walther PPK.

La tedesca vince per la morbidezza dello scatto, l’ergonomia, la disponibilità universale di munizioni 7,65mm. E’ evidente che Ian Fleming la conosceva bene, perché tutto questo, accompagnato da soluzioni tecniche intelligentissime che rendono quasi impossibile lo sparo accidentale (una qualità fondamentale per una pistola che spesso si porta sotto l’ascella o infilata nelle mutande), è proprio quello che fa di questa pistola, così poco appariscente, uno dei più grandi e duraturi successi della storia armiera.

Una pistola per tutti i James Bond

James Bond ha mai ringraziato M per la sua cortese ma ferma imposizione dello strumento di lavoro essenziale di una spia d’azione?

Sean Connery e la PPK
Sean Connery e la PPK , una scelta anche stilistica| Pontilenews.it

Se l’ha fatto deve averlo fatto in modo molto discreto, perché noi, pur affezionatissimi spettatori e lettori della saga, ci siamo del tutto persi questo momento di fairness, che forse sarebbe stato appropriato, vista la malagrazia con cui 007 decise di adottare la nuova arma, cercando persino di trafugare dalla scrivania di M la sua fidata Beretta 34. Una delle poche azioni “coperte” dell’agente finite in un umiliante fallimento. La vecchia e scorbutica Beretta rimane lì, e da quel momento James Bond diventerà l’agente con la PPK.

Le qualità “nascoste” della Walther PPK

La Walther PPK è tutt’altro che un’arma “segreta”, riservata a specialissime forze speciali. Concepita come pistola per la polizia tedesca (è dubbio se la K finale della sigla significhi “Kurz”, ovvero “corto” oppure “Kriminal”, che non c’è bisogno di tradurre) è al contrario un’arma che nella sua storia ha conosciuto un successo larghissimo, universale, tra le forze di polizia, i loro avversari fuorilegge e i civili che necessitano di difendersi da un mondo pericoloso in cui, tra l’altro, circolavano (e circolano) enormi quantità proprio di questa pericolosissima arma.

Roger Moore PPK
Roger Moore e la sua PPK | Pontilenews.it

Il suo segreto è forse quello di essere, proprio come James Bond, un perfetto compromesso tra due qualità teoricamente inconciliabili: la discrezione e la potenza. La Walther PPK è una delle pistole più compatte, minuscole, facili da infilare in tasca e quasi impossibili da identificare a prima vista, ma ha una efficacia notevole: 8 colpi in 7,65. La tradizionale cartuccia delle forze di polizia. Fino alla moda relativamente recente dei grossi calibri, il 7,65 aveva sempre funzionato egregiamente e 8 colpi in automatico, in una pistola che ne sbaglia pochi e non si inceppa praticamente mai, fanno e faranno sempre il loro lavoro.

Precisione e sicurezza: il segreto del successo

La precisione, così indispensabile, in un’arma che non spara tanto per abbaiare e abbattere ostacoli a casaccio, è un’altra caratteristica essenziale della Walther PPK, ed è ottenuta grazie a una canna fissa, saldata al corpo principale, che non si muove e non balla come quello della vecchia Beretta.

Ultima caratteristica essenziale è la sicurezza. È ben noto alle statistiche che le pistole nel corso della loro esistenza tendono a essere più pericolose per i loro proprietari che per i loro avversari. La piccola tedesca minimizza questi rischi grazie ad un ingegnoso e semplice sistema di sicure, che impedisce letteralmente al cane di colpire il percussore in qualsiasi circostanza di caduta accidentale, urto, incidente.

Daniel Craig PPK
Daniel Craig ha dato alla PPK un dinamismo e un fascino muscolare del tutto nuovi | Pontilenews.it

Forse nessuno quanto lo 007 di Daniel Craig, il più dinamico e muscolare interprete della saga, poteva apprezzare questa dote della Walther PPK, che settanta anni dopo la sua adozione, continua ad essere l’arma di fiducia dell’agente più stiloso del mondo (ma non per questo meno efficace), e verrà passata al suo successore, chiunque agli sia.

Non solo Bond: gli utilizzatori meno illustri

Walther è una azienda tedesca, che ha concepito la sua pistola nel 1931. Non è quindi sorprendente che sia stata utilizzata dalle forze poliziesche e paramilitari del regime nazista. In particolare sono diffuse sul mercato collezionistico quelle adottate dalle Waffen SS.

Pare, e qui condizionali sono d’obbligo, perché a sua fine resta avvolta in dense nubi di leggenda, che fosse anche la pistola con cui Adolf Hitler decise di suicidarsi nelle drammatiche ore finali di Berlino.

Forse anche il peggiore di tutti i “villain”, purtroppo tragicamente vero, è stato dunque “eliminato” da una Walther PPK. Anche se stavolta a a sparare non è stato James Bond.

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