America’s Cup da brivido | Chi sarà l’ultimo avversario di Luna Rossa

Torna la Coppa America, torna Luna Rossa. E si definisce il campo dei suoi avversari: ecco chi è il temibile ultimo iscritto.

È una delle competizioni classiche più antiche del mondo, in ogni specialità. Ma specialmente per il mondo della vela, è l’avvenimento più mitico e centrale, se non il più frequentato. Una sfida epica che, nel corso degli anni, ha visto folle di telespettatori anche del tutto digiuni di nautica, affollarsi davanti ai televisori anche nelle scomode ore notturne dettate dai campi di gara negli Stati Uniti e in Australia e Nuova Zelanda.

America's Cup Luna Rossa
America’s Cup 2024, la nuova sfida di Luna Rossa | Pontilenews.it
L’America’s Cup è quindi il punto di incontro tra il massimo dell’elite tecnologica, e quindi economica, nel campo delle competizioni veliche, e una vasta platea popolare, che la segue con passione, come un mondiale di calcio. Chi non ricorda le imprese di Azzurra e di Cino Ricci, o quelle di Raoul Gardini e del suo Moro di Venezia? Vale la pena di ripercorrerne rapidamente la storia.

America’s Cup, la sconfitta della Regina Vittoria

La regata nasce intorno a una sfida tra golette e cutter nelle acque intorno all’isola inglese di Wight. Una sfida “casalinga” e scontata per gli yacht club inglesi, ma conclusa con la vittoria a sorpresa della Goletta America dello Yacht Club New York, comandata con abilità e astuzia dal Commodoro Cox. Era il 22 agosto 1851.

Goletta America
La goletta America del Commodoro Cox, che distrusse gli inglesi nella prima America’s Cup | Pontilenews.it

Gli inglesi non sospettavano che gli ex coloni avessero raggiunto una supremazia tecnica schiaccianti, grazie alla spregiudicata propensioni all’innovazione dei cugini americani. Mentre a New York avevano già adottato le vele di cotone, nell’Isola si era ancora fermi alle tradizionali vele di lino. Una sola barca americana umiliò un’intera flotta inglese, sotto gli occhi furibondi della Regina Vittoria.

La Coppa delle 100 Ghinee passo dall’altra parte dell’oceano e diventò americana. Lo Yacht Club New York decise di rimetterla in palio, a disposizione di qualsiasi Yacht Club avesse la temerarietà di scendere in mare per una sfida, di cui vennero fissati i termini tecnici e le condizioni: si sarebbe corso sul campo dello Yacht Club detentore, annunciando con almeno sei mesi di anticipo nome e stazza della nave sfidante.

Sfide leggendarie nelle acque di New York

Dal 1870 in poi la sfida si disputò nelle acque dello Yacht Club New York, con una serie di tentativi di riconquista inglese, andati sempre falliti e diventò una regata tra le barche da corsa più avanzate ed estreme del mondo, innescando una rincorsa tecnica che ancora oggi non accenna a fermarsi.

Dal 1958 in poi la regata si disputò tra 12 metri di stazza internazionale (un termine che può ingannare visto che in realtà le barche superano i 20 metri fuori tutto). Il passare del tempo e il dominio incontrastato di New York cominciò a creare un alone di leggenda intorno alla competizione e a rappresentare una vera e propria minaccia per il primo skipper che dopo oltre 100 anni si sarebbe visto sottrarre l’ambitissima Coppa. Dal 1962 alla sfida parteciparono anche gli australiani, veloci, tenaci determinati.

Azzurra e il trionfo australiano

Il 1983 è per noi italiani l’anno della “nascita” della Coppa America come fenomeno sportivo. Fu l’anno in cui il consorzio italiano di Azzurra scese in campo con un 12 metri che aveva Cino Ricci come Skipper e che partecipò alla selezione degli sfidanti con onore, finendo sconfitta da Australia II.

Azzurra America's Cup
Azzurra, la prima sgida italiana all’America’s Cup | Pontilenews.it

Fu quindi la barca australiana a sfidare gli americani e, per la prima volta, a strappare la Coppa gli americani, portandola in Australia.

Addio 12 metri: il momento del “Moro di Venezia”

Dal 1992, quando la Coppa tornata in America si disputò nelle acque di San Diego, la regata non si corre più con gli ormai superati 12 metri ma con barche di America’s Cup Class: scafi modernissimi e velocissimi in materiali compositi,  lunghezze dai 24 ai 26metri, un dislocamento di circa 25 tonnellate, alberi in carbonio di 38 metri, 16 persone di equipaggio.

Raul Gardini e il Moro
Raul Gardini e il Moro di Venezia | Pontilenews.it

Il 1992 è la volta di un’altra grande sfida italiana, quella del Moro di Venezia di Raoul Gardini, con lo skipper Paul Cayard. Il “Moro” per la prima volta nella storia portò in finale una barca italiana, che si batté con America’s Cube, finendo però sconfitto 4 a 1. 

Il 1995 è stato l’anno del trionfo neozelandese e della seconda sconfitta americana. Il terzo millennio ha portato ancora una volta l’Italia in finale, con Luna Rossa di Patrizio Bertelli, che si dovrà però arrendere al secco 5-0 neozelandese.

La Coppa America in Europa

A portare la Coppa in Europa ci pensa una barca… svizzera: Alinghi, nel 2003. Il paese senza mare basa il suo team su ex vincitori neozelandesi, convinti a suon di miliardi dal facoltoso Ernesto Bertarelli, animatore del team. Gli italiani schierano di nuovo Luna Rossa, affiancata da Mascalzone Latino, ma vengono travolti da Alinghi, che spazza via anche i resti neozalendesi di Black Magic.

America's Cup 2003
America’s Cup 2003: un incrocio tra Alinghi e New Zealand | Pontilenews.it

Nel 2007 Alinghi pone la Coppa in palio nelle acque di Valencia. Gli italiani partecipanti sono tre: Luna Rossa Challenge (Yacht Club Italiano), Mascalzone Latino Capitalia (Reale Yacht Club Canottieri Savoia) e +39 Challenge (Circolo Velico Gargnano). Luna Rossa batte facilmente gli altri italiani e arriva in finale, per essere sconfitta da Team New Zealand che si riprende così la Coppa, che per alcuni anni diventerà una sfida Alinghi – New Zealand e vedrà l’avvento dei catamarani, una rivoluzione inaspettata e inarrestabile che ha cambiato la faccia del campo di gara.

2021: il ritorno di Luna Rossa

L’America’s Cup 2021 è stata la trentaseiesima edizione, ancora una volta disputata nelle acque neozelandesi, di fronte ad Auckland. Team New Zealand ha affrontato il terzo challenger italiano della storia, ancora una volta Luna Rossa.

Il 2021 ha visto il ritorno del monoscafo e della classe America’s Cup 75 e imposto una importante regola regola “culturale”: le barche devono essere costruite nel paese di provenienze, con un massimo di due barche per team. Anche gli equipaggi devono essere della nazione di origine: il 20% dell’equipaggio deve avere il passaporto del paese dello Yacht Club di provenienza, gli altri devono avere risieduto almeno 380 giorni.

America’s Cup 2024: l’Italia punta ancora su Luna Rossa

Sarà la 37esima edizione e l’appuntamento è tra agosto e settembre nelle acque di Barcellona. Ancora una volta, l’Italia sarà rappresentata da Luna Rossa.

Luna Rossa
America’s Cup: il varo di uno dei primi prototipi di Luna Rossa 2024 | Pontilenews.it

Temibilissimo il campo degli altri sfidanti che cercheranno di strappare la Coppa a Team New Zealand, sempre nelle acque di Barcellona. Oltre a Luna Rossa, ci saranno, agguerritissimi, gli inglesi di Ineos Britannia, gli svizzeri di Alinghi, gli americani con American Magic.

Sfida miliardaria tra Formula Uno del mare

Dietro i team principali ci sono investimenti miliardari e gruppi sportivi e finanziari potentissimi. Gli inglesi hanno l’appoggio del denaro e della tecnologia del Team Red Bull, gli svizzeri l’appoggio del Gruppo Mercedes. Gli americani hanno messo insieme una borsa di dimensioni massicce per puntare al riscatto.

La gara tra sfidanti si svolgerà in un cosiddetto “doppio round robin”, che porterà le prime quattro a sfidarsi in una semifinale al meglio delle tredici regate e poi nella finale che determinerà l’ambito posto di challenger di New Zealand.

Anche l’ultimo sfidante scopre le carte

Con la presentazione dell’ultimo sfidante, il campo è ormai complatemente delineato. Quinto e ultimo, ma non ultimo nelle possibilità di vittoria è il team francese di K-Challenge.

K-Challenge
K-Challenge, la temibile sfida francese | Pontilenews.it

Sulla carta il team francese gode di un polmone economico molto inferiore a quello dei competitor, e questo è sicuramente un punto che potrebbe giocare a suo sfavore. Sull’altro piatto della bilancia ci sono la passione, l’esperienza e la determinazione di Stephane Calder e Bruno Dubois, comproprietari del consorzio. Ci sono l’esperienza agonistica dello Yacht Club Saint Tropez.

E soprattutto l’appoggio di una nazione orgogliosa, e importantissima per la vela, come la Francia. Se K-Challenge parte lontano dalle luci dei riflettori, il suo arrivo potrebbe essere molto, ma molto, diverso.

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