Novembre 2014. In aula si discute l'Italicum, Ignazio Marino siede in Campidoglio da circa un anno e mezzo, il cosiddetto Pandagate è appena scoppiato e i malumori attorno al già discusso sindaco di Roma vanno aumentando. È in questo contesto che Roberto Giachetti, avversario di Virginia Raggi nel ballottaggio del 19 giugno prossimo, viene invitato alla popolare trasmissione radiofonica Un giorno da pecora.

Giorgio Lauro e Claudio Sabelli Fioretti, conduttori del programma, sembrano aver sbirciato nel futuro e incalzano il parlamentare del Partito Democratico sulla questione del sindaco, sugli errori di Marino e su una sua eventuale candidatura futura. Dopo aver tentato (grossolanamente) di difendere il collega di partito, Giachetti ammette d'aver preferito altri primi cittadini del passato, nello specifico Francesco Rutelli, per il quale coordinò segreteria e gabinetto. «E lei perché non vuole candidarsi a Sindaco di Roma?», insiste il conduttore. «Perché fare il sindaco di Roma è una cosa seria, non è come fare una trasmissione radiofonica. Bisogna avere delle qualità che io non ho», risponde l'attuale candidato per la poltrona del Campidoglio, onde poi aggiungere: «Io non ci penso per niente».

Basteranno dodici mesi, l'allontanamento di Marino e l'endorsement di Matteo Renzi per fargli cambiare idea. Che in questo arco di tempo sia riuscito a trovare le qualità necessarie per governare la (disastrata) città eterna? Al ballottaggio l'ardua sentenza.